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La Cgil Lombardia ha partecipato all’audizione del 21 luglio presso il Consiglio regionale in merito alla mozione presentata dal gruppo consiliare di Fratelli d’Italia sul sostegno alla contrattazione collettiva territoriale e di secondo livello per affrontare la crisi occupazionale e il calo del potere d’acquisto: “Abbiamo scelto di intervenire con trasparenza e spirito costruttivo, evidenziando i chiarimenti necessari e sottolineando le priorità che, per noi, devono orientare l’azione pubblica in tema di lavoro e salari”, si legge in un comunicato.
Il sindacato ricorda che in Lombardia, l’inflazione non è determinata dalla dinamica delle retribuzioni, ma da fattori esogeni come il costo dell’energia e da elementi strutturali come l’alta incidenza della rendita, ad esempio nel settore dell’abitare. Allo stesso tempo, il livello medio dei salari reali pro-capite è compromesso dalla diffusione del lavoro precario, del part time involontario e degli appalti al massimo ribasso.
“La contrattazione collettiva nazionale è essenziale per garantire il potere d’acquisto dei salari, mentre quella di secondo livello, aziendale o territoriale, deve servire a distribuire la produttività generata nelle imprese - dichiara Valentina Cappelletti, segretaria generale della Cgil Lombardia -. Non si può confondere il ruolo dei diversi livelli contrattuali, né accettare che la contrattazione di secondo livello venga utilizzata per peggiorare quanto stabilito a livello nazionale o legislativo. Non siamo disponibili a deroghe o scorciatoie, né a forme di partecipazione che svuotino la funzione negoziale del sindacato. Il nostro obiettivo è sempre migliorare le condizioni materiali delle lavoratrici e dei lavoratori, non aggirare le regole”.
La Cgil, insieme a Cisl e Uil, sottoscrive ogni anno migliaia di accordi aziendali e numerosi accordi territoriali, “contribuendo concretamente al miglioramento della qualità del lavoro in Lombardia. Per questo riteniamo necessario che le politiche pubbliche regionali, in particolare quelle finanziate con risorse della programmazione comunitaria, incentivino l’occupazione stabile, soprattutto per donne e giovani, e valorizzino le buone pratiche contrattuali promosse dalle organizzazioni sindacali più rappresentative”.