La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è una ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni unite, tramite la risoluzione 54/134 del 17 dicembre 1999. La data segna anche l’inizio dei “16 giorni di attivismo contro la violenza di genere” che precedono la Giornata mondiale dei diritti umani (10 dicembre) per sottolineare come la violenza contro le donne sia una violazione dei diritti umani.

Ma perché proprio il 25 novembre? In quella data, nel 1960, nella Repubblica Dominicana venivano uccise le sorelle Mirabal (Patria, Minerva e Maria Teresa) per ordine del dittatore Rafael Leónidas Trujillo. La militanza politica delle tre mariposas era iniziata nell’ottobre del 1949, quando Minerva, la più intellettuale delle tre, durante la festa di San Cristobal, organizzata da Trujillo per la società più ricca di Moca e Salcedo, aveva osato sfidarlo apertamente rifiutando le sue avances e sostenendo le proprie idee politiche.

“Durante un’epoca di predominio dei valori tradizionalmente maschili di violenza, repressione e forza bruta, dove la dittatura non era altro se non l’iperbole del maschilismo, in questo mondo maschilista si erse Minerva, per dimostrare fino a che punto e in quale misura il femminile è una forma di dissidenza”, racconterà anni dopo Dedé, unica sorella sopravvissuta (morirà nel 2014 a 88 anni), che dedicherà la sua vita alla cura dei sei nipoti (Nelson, Noris e Raul, figli di Patria; Minou e Manuelito, figli di Minerva, che avevano perso il padre e la madre; Jaqueline, figlia di Maria Teresa, che non aveva ancora compiuto due anni).

Dedé esorcizzerà il rimorso per essere sopravvissuta alle amatissime sorelle dandosi il compito di custode della loro memoria. “Sopravvissi per raccontare la loro vita”, dirà. Lei stessa definirà le pagine del suo libro (Vivas in su jardin) “fiori del giardino della casa museo dove rimarranno vive per sempre le mie farfalle” (anche la scrittrice dominicana Julia Alvarez dedicherà loro un romanzo, Il tempo delle farfalle, da cui sarà tratto nel 2004 il film di Mariano Barroso In the time of butterflies, con Salma Hayek nel ruolo di Minerva).

“Dedé intercetta il mio sguardo - si legge ne Il tempo delle farfalle a proposito di quel 13 ottobre - abbozzando un sorriso solamente dopo un po' e solo perché dobbiamo fingere di essere contente. Tocca il suo bicchiere e mi fa un impercettibile cenno col capo. Non bere niente di quel che ti offrono, mi raccomanda. Ci sono giunte all'orecchio delle storie. Di giovani donne drogate e poi violentate”.

Prosegue il racconto: “Lo spingo un po' indietro per fargli allentare la presa, ma mi stringe ancora di più. Mi sento il sangue bruciare, la rabbia mi monta dentro. Lo allontano, questa volta con più decisione, ma lui mi schiaccia con prepotenza contro il suo corpo. Spingo con forza e finalmente è costretto a lasciarmi andare. (…) Mi afferra per il polso, butta avanti il bacino in maniera volgare e, in una sequenza interminabile al rallentatore, vedo la mia mano che si alza - si muove da sola - e si abbatte sulla faccia attonita imbellettata”.

Questo gesto di ribellione (indipendentemente dal fatto che lo schiaffo ci sia stato veramente o meno, le notizie sono contrastanti: “Minerva non ebbe bisogno delle mani per dargli uno schiaffo, le bastarono le sue parole e il suo atteggiamento”, dirà Dedè) segnerà l’inizio delle rappresaglie contro Minerva e tutta la famiglia Mirabal, con periodi di detenzione in carcere per il padre e la confisca dei beni.

Una continua persecuzione che convincerà anche le sorelle Patria e Maria Teresa e i rispettivi mariti a diventare attivisti contro il dittatore della Repubblica Dominicana, riunendosi nel gruppo politico clandestino denominato “Movimento 14 giugno”. La loro opera rivoluzionaria sarà tanto efficace che il dittatore dirà: “Ho solo due problemi: la Chiesa cattolica e le sorelle Mirabal”.

Il 18 maggio 1960 Minerva e Maria Teresa vengono processate a Santo Domingo e accusate di attentare alla sicurezza dello Stato. Il 9 agosto Trujillo ne ordinerà la loro liberazione, mentre i loro mariti Manolo e Leandro, così come il marito di Patria, Pedro, rimangono in prigione. Il 25 novembre successivo la jeep su cui le sorelle viaggiavano con l’inganno di poter rivedere i propri mariti ancora reclusi sarà oggetto di un’imboscata da parte dei servizi segreti del regime di Trujillo.

Patria, Minerva e Maria Teresa saranno picchiate, violentate, strangolate e gettate in un fosso nel tentativo di far sembrare la loro morte un incidente. Nessuno crederà a questa versione dei fatti e il femminicidio delle tre sorelle Mirabal catalizzerà l’attenzione internazionale e locale contro il sanguinoso regime dittatoriale di Rafael Leonidas Trujillo, assassinato dai capi militari della Repubblica Dominicana il 30 maggio dell’anno successivo.

Durante il processo per l’uccisione delle sorelle nel giugno del 1962, uno degli assassini, Ciriaco de La Rosa, confesserà il crimine facendo i nomi dei suoi complici: “Dopo averle catturate le portammo in un luogo vicino dove ordinai a Rojas Lora di prendere dei bastoni e di prendere una delle ragazze. Eseguì l’ordine sul posto e ne prese una, quella con le trecce lunghe, Maria Teresa. Alfonso Cruz Valerio scelse la più alta, Minerva, io scelsi la più bassa e paffuta, Patria, e Malleta prese l’autista, Rufino de La Cruz”.

Come spesso accade quell’assassinio, compiuto anche per scoraggiare pericolosi tentativi di emulazione, finirà per produrre l’effetto contrario. “Il contributo duraturo che le sorelle Mirabal hanno apportato nella Repubblica Dominicana - scriverà Nancy Robinson - è quello di aver legittimato la partecipazione politica delle donne non solo come ‘madri delle persone scomparse’ o come vedove, ma come attiviste politiche a pieno titolo. Si potrebbe sostenere che le loro vite ritraggono in maniera eloquente l'esperienza di una nuova generazione di donne latino-americane, giovani, appartenenti alla classe media, istruite all’università, che diventarono maggiorenni durante gli anni turbolenti dal 1950 al 1970, che credeva fermamente nella possibilità di un cambiamento sociale”.

Minerva, Maria Teresa e Patria venivano uccise in quell’ormai lontano 25 novembre per le loro idee politiche e perché reputavano un dovere l’esporsi per sostenerle. Venivano uccise perché la loro sfrontata femminilità, il loro modo di essere donne irritava il regime. Frequentavano l’università, guidavano la macchina, partecipavano a riunioni politiche, erano belle, libere, colte, indipendenti. Avevano idee non stereotipate e non avevano paura di esprimerle, per questo il regime scelse di farle tacere.

Una storia purtroppo ancora attuale che è nostro dovere conoscere e raccontare, non solo il 25 novembre. La storia di un omicidio politico, ma non solo. Trujillo era ossessionato da Minerva, la più bella, la più intelligente, la più determinata. Non potendola avere l’ha uccisa, come tante, troppe, prima e dopo di lei.

“Se mi ammazzano, tirerò fuori le braccia dalla tomba e sarò più forte” (Minerva Mirabal).