“Un traguardo importante, nel percorso di costruzione di un rapporto duraturo con le lavoratrici e i lavoratori, che vada oltre l’emergenza”. Fabrizio Solari, segretario generale della Slc Cgil, descrive così l’ipotesi di contratto nazionale degli interpreti attrici e attori del cine-audiovisivo, che la sua categoria ha firmato il 20 dicembre scorso, insieme al Uilcom Uil e a Fistel Cisl, con le associazioni datoriali.

APPROVATO DAI LAVORATORI

L’accordo è stato poi approvato da un plebiscito (761 voti favorevoli su 765) e sarà la cornice di riferimento per tutti i contratti firmati a partire dal 1° marzo 2024. “Una novità figlia di una scelta politica fatta dalla nostra federazione due anni e mezzo fa – prosegue Solari - quando, a fronte della pandemia, ci si è accorti con orrore che il disordine al potere non funzionava e che il governo avrebbe dovuto adoperarsi subito e predisporre gli interventi a sostegno dei singoli comparti di un settore al quale, di fatto, non si sapeva come rivolgersi”.

LO SPARTIACQUE DELLA PANDEMIA 

Il segretario si riferisce alla scarsa consapevolezza nei giorni di lockdown rispetto a quanti lavoratori si trovassero in quella situazione di difficoltà, complice anche un settore parcellizzato in decine e decine di associazioni senza un riferimento unitario. Il contratto nazionale, primo nella storia del cine-audiovisivo, fa due cose. Da un lato, attribuisce personalità giuridica alla professionalità di attrici e attori, cercando di individuarne tratti e caratteristiche distintive. Dall’altro – e proprio in virtù di queste peculiarità – ne regola gli aspetti specifici.

SOLO DUE TIPOLOGIE DI CONTRATTO

Il Ccnl restringe a due, innanzitutto, le tipologie di accordo applicabili: il lavoro subordinato a termine e il lavoro autonomo. Definisce i minimi salariali, tenendo conto di una modalità di organizzazione del lavoro che prevede per natura la discontinuità, oltre che una modalità di svolgimento delle prestazioni molto flessibile in merito all’orario di lavoro.

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PROVE E AUDIZIONI

Un altro fondamentale punto messo nero su bianco riguarda la monetizzazione di tutte quelle fasi preparatorie alla realizzazione dell’opera audio-visiva, che troppo spesso non vengono retribuite. Si pensi all’introduzione del rimborso spese per audizioni e call back (in presenza di determinate condizioni); all’istituto della disponibilità, con cui si chiede di essere reperibili per esigenze straordinarie anche nei giorni di produzione in cui non si è coinvolti nelle riprese; alla post-sincronizzazione, che diventa necessario specificare, dal momento che per prassi si gira in presa diretta. Last but not least, le prove.

IL WELFARE

Grande assente nel lavoro degli interpreti è sempre stato il welfare. A tal proposito l’accordo rimanda ad una negoziazione generale di filiera, ma investe le società di produzione della responsabilità di prevedere una copertura assicurativa in caso di malattia e infortuni sul lavoro e in itinere.

INTIMACY COORDINATOR E A.I

Due le grandi novità. La prima riguarda la prevenzione delle molestie sul lavoro, anche grazie all’introduzione dell’intimacy coordinator, figura che sul set garantisce il benessere di attori e attrici che partecipano a scene di sesso o altre scene intime. La seconda riguarda l’A.I. e la disciplina relativa alla cessione dei diritti inerenti l’utilizzo e la relativa registrazione e riproduzione dell’immagine e della voce. Sono considerati leciti e validi solamente se riferiti al prodotto audiovisivo per cui sono stati realizzati e al suo conseguente sfruttamento e promozione in ogni forma.

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VERSO LA RAPPRESENTANZA

“Il contratto è una tappa fondamentale del percorso che punta alla possibilità di rappresentare le lavoratrici e i lavoratori di questo comparto – conclude Solari –. La domanda di rappresentanza sindacale c’è, esiste, è un dato reale esploso con la pandemia. Il nostro merito è stato quello di aver dato una risposta a lavoratrici e lavoratori, la disponibilità a leggere insieme a loro le caratteristiche di una professionalità molto diversa da quelle tradizionali e a usare, di conseguenza, strumenti differenti da quelli classici della cassetta degli attrezzi sindacale”.