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Il 15 giugno del 1919 si chiude a Bologna il V Congresso della Federerra. Sotto la guida di Argentina Bonetti Altobelli il numero degli aderenti alla Federazione continua ad aumentare: 136.067 al III Congresso (Reggio Emilia 7-8-9 marzo 1908), 200.000 al IV (Bologna 2-3-4-marzo 1911), 400.000 al V (Bologna 13-14-15 giugno 1919).
Nata ad Imola il 2 luglio 1866, Argentina viene allevata da uno zio materno, prima a Bologna, poi a Piacenza, infine a Parma, dove studia legge e frequenta i giovani repubblicani del gruppo di Guido Albertelli che le fanno tenere la sua prima conferenza sul tema dell’emancipazione della donna.
“La mia infanzia - raccontava lei stessa - non fu lieta né spensierata, avevo troppa sensibilità: ogni piccola contrarietà mi faceva soffrire profondamente. Non amavo i giochi infantili; ero invece appassionata alla lettura che preferivo al gioco… appena mi si regalava qualche soldo correvo nella bottega di un libraio… Mi formai una biblioteca, nella quale si ammucchiavano i libri più svariati e poco adatti alla mia età e alle mie comprensioni intellettuali. I miei zii, illetterati, come erano in quel tempo la maggior parte dei romagnoli, non erano in grado di sorvegliare e scegliere le mie letture. A volte si compiacevano della mia erudizione, preoccupati soltanto che non danneggiasse la mia salute. Ero assai gracile e la lettura continua pregiudicava il mio sviluppo fisico, tanto che i miei zii cercarono di impedirmi specialmente la lettura di notte. Per irrobustirmi fisicamente e togliermi la passione della lettura fui, per consiglio medico, mandata in campagna da parenti ove non era possibile trovare o acquistare un libro”.
“Argentina Bonetti Altobelli - scrive la storica Silvia Bianciardi - visse tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, fu una sindacalista, una pubblicista, una sostenitrice della causa dell’emancipazione e dei diritti della donna ma soprattutto fu una militante socialista, perché questo lei stessa si considerava prima di tutto. L’importanza della Altobelli è connessa al fatto che per quasi venti anni ricoprì il ruolo di segretaria della prima organizzazione sindacale a carattere nazionale che si costituì in Italia, la Federazione nazionale dei lavoratori della terra (Fnlt), che nacque a Bologna nel 1901. Eppure, nonostante questo incarico di rilievo (peraltro ricoperto a lungo), da considerarsi eccezionale per una donna per quei tempi che vedevano attive in politica un numero davvero esiguo di esponenti femminili, la sua vicenda umana e politica è stata per molto tempo trascurata dalla ricostruzione storica”.
Fautrice di molte battaglie per l’emancipazione femminile, compresa quella per il divorzio, sarà - spesso sola tra gli uomini - una donna per le donne, per la loro emancipazione, per la loro libertà.
“Ho sempre ritenuto che la posizione della donna sia stata, e sia tuttora doppiamente subalterna, rispetto sia all’uomo che alla considerazione sociale - scriveva - (…) Ciò mi faceva pensare che le donne fossero ancora schiave del pregiudizio e della falsa morale che vorrebbe farne dei ninnoli di lusso nelle alte classi sociali e delle serve nella classe operaia. Bisognava che le donne assurgessero alla coscienza della propria dignità di creature umane. Esse soffrivano più degli uomini le ingiustizie sociali, perché erano pagate peggio degli uomini, e dovevano nutrire in mezzo a mille privazioni i figlioletti procreati nel dolore. Quei moralisti che sogghignavano sulle donne che partecipavano alla vita politica e che le avrebbero volute mandare a fare la calzetta, non pensavano che alle operaie mancavano persino i soldi per comprare il pane ai loro bambini”.
Membro della Commissione esecutiva della Camera del lavoro di Bologna e del Consiglio direttivo della Cgdl fin dalla fondazione, Altobelli contribuisce in maniera fondamentale alla nascita della Federazione nazionale dei lavoratori della terra della quale sarà ininterrottamente segretaria fino al suo scioglimento a opera del fascismo.
“Grazie alla sua azione - scrive ancora Silvia Bianciardi - sia nel primo quindicennio del Novecento, sia specialmente durante la guerra e nel primo dopoguerra era stato possibile conseguire significativi provvedimenti legislativi: la legge contro gli infortuni in agricoltura (1917), la legge assicurazione invalidità e vecchiaia (1917), la legge che stabiliva l’assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria (1919-1920). Queste tutele, già vigenti per i lavoratori dell’industria, furono estese anche ai lavoratori della terra dalle quali fino ad allora erano stati esclusi. Fu possibile così per i lavoratori agricoli divenire cittadini come gli altri con la titolarità di doveri ma finalmente anche di diritti”.
Negli anni del regime Argentina torna a Roma dalla figlia, mantenendosi con umili lavori: realizza ad esempio fiori da ornamento e collabora con la biblioteca di quell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale che aveva, tra gli altri, contribuito a fondare, scrivendo per pochi soldi articoli tecnici - mai firmati - sui sistemi previdenziali.
Rifiuterà sempre e convintamente ogni proposta di Benito Mussolini, che definirà, seppur non direttamente, “Fascista proletario (…) sicario pagato dagli agrari (…) tiranno della reazione (…) flagellatore dei deboli (…) assassino dei tuoi fratelli”.