Dalla policrisi a un nuovo modello sociale. Questi il tema al centro del saggio di introduzione, firmato dall’economista Laura Pennacchi, del nuovo numero della Rivista delle Politiche Sociali, diretta da Rossana Dettori, edita da Futura editrice

Un numero in qualche modo inevitabile perché se il conflitto armato originato dall’invasione della Russia in Ucraina porta con sé sconvolgimenti economici, le decisioni di Europa Stati Uniti e Cina – pre e post conflitto – sono determinanti nell’acuire una crisi che ha conseguenze economiche, energetiche, ambientali, alimentari, sociali. Una policrisi appunto.

Ma come racconta l’ideogramma cinese della parola crisi – catastrofe ma anche opportunità – analizzare ragioni e possibili effetti delle decisioni che seguono la guerra, significa appunto volgere la crisi in opportunità. Innanzitutto quella di cambiare modello sociale ed economico ribaltando l’assunto neoliberista che ha improntato le politiche della globalizzazione.

Una crisi che arriva da lontano

Pennacchi sottolinea come quello attuale sia l’approdo potenziato dello sconquasso economico e sociale che la globalizzazione neoliberista ha portato con sé a partire da due criticità: l’aumento esponenziale dei profitti fondato sull’abbassamento dei costi – a cominciare da quello del lavoro – e dalle delocalizzazioni; e un processo di finanziarizzazione ipertrofico.

“La iperglobalizzazione, gli andamenti dell’inflazione, la finanziarizzazione sono stati per il capitalismo un modo fondamentale per contrastare la stagnazione e cercare fonti alternative di profitto mediante la repressione della forza lavoro”, afferma Pennacchi. “Tutto ciò è quanto la guerra in Ucraina sta amplificando intorno a noi” aggiunge sottolineando come il processo di finanziarizzazione abbia indebolito l’economia reale privata di risorse, marginalizzato il lavoro e riducendolo a uno dei fattori della produzione comprimibile dal punto di vista dei costi, amplificato diseguaglianze.

Cosa accade, quali conseguenze

Dal 24 febbraio dello scorso anno vi è stata una rincorsa ad aumentare le spese in armamenti, non solo quelle destinante all’Ucraina. Abbiamo assistito e assistiamo a un riarmo dei singoli Stati che sottrae risorse alle politiche pubbliche. Ma se gli Stati – sostiene la studiosa – “già molto provati dirottano ora gran parte delle loro risorse verso gli armamenti e gli sforzi bellici, la precarietà e le difficoltà occupazionali si accrescono, i servizi sociali vengono ristretti, la povertà torna ad aumentare, l’esclusione sociale si incrudelisce, si allargano le disuguaglianze, si rafforzano le mafie, la corruzione, la zona grigia intorno alla criminalità organizzata”.

Le soluzioni guardando al futuro

Innanzitutto, è prioritario “democratizzare l’economia” e compiere scelte diverse da quelle che sembrano prevalere in Europa e in Usa. Una nuova democrazia economica non può che avere l’obiettivo della creazione di un nuovo modello economico e sociale, che ribalti il paradigma del neoliberismo e riparta dalla centralità del pubblico.  

Dice ancora Pennacchi: “Sarebbe infatti esiziale se, invece di rimodellare in tutt’altra direzione e con tutt’altri contenuti l’intero processo di sviluppo economico e sociale puntando sul lavoro e i bisogni reali sociali insoddisfatti, si volesse perseguire la pericolosa ipotesi di basare il rilancio della crescita e la ricerca di nuove fonti di profitti su una minore protezione e una maggiore concorrenza nei servizi, la quale comporterebbe tagli alla spesa sociale e nuove privatizzazioni su scala globale in campi strategici come la sanità e affini. Così come sarebbe esiziale arrendersi all’idea che l’innovazione sia possibile solo se veicolata da spese in armi e in guerra”.

È possibile? Non solo è possibile ma è probabilmente doveroso.

Nei saggi della Rivista le analisi, le questioni aperte, i rischi e le possibili alternative. Hanno scritto, oltre a Pennacchi: Francesco Saraceno, Massimo Aprea, Michele Raitano, Pietro Zoppoli, Riccardo Bellofiore, Giovanna Vertova, Keith Smith, Annamaria Simonazzi, Giulio Marcon, Lucio Caracciolo, Nadia Urbinati, Massimo Amato, Anna Loretoni, Maurizio Landini, Barbara Boschetto, Francesca Re David, Andrea Ciarini, Andrea Morniroli, Francesco Pirone.

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