È davvero un’umanità alla deriva quella che ci racconta il cinema in mostra al Festival. L’Occidente capitalistico e globalizzato che affonda letteralmente in mare aperto è raccontato in "Triangle of Sadness" dal geniale svedese Ruben Östlund che sfodera qui un’allegoria di satira politica irresistibile. Siamo a bordo di una nave da crociera per super ricchi che impongono assurde angherie al personale in servizio. Mentre il capitano marxista e un oligarca russo si affrontano a colpi di citazioni, l’uno di Lenin e Mao, l’altro di Regan e Thatcher. Eppure una volta naufragati sull’isola - apparentemente - deserta il regista ci farà capire bene cosa può succedere quando i mezzi di produzione passano nelle mani del proletariato e l’inserviente filippina, l’unica capace di procurare il cibo al gruppo di sopravvissuti, saprà imporre l’ordine nuovo.

Da un grande padre della fantascienza come il canadese David Cronenberg arriva poi il colpo di grazia. È "Les crimes du futur", mortifera profezia di un futuro prossimo in cui gli uomini per sopravvivere a un mondo al capolinea si nutriranno di rifiuti industriali e faranno body-art con il proliferare dei loro tumori.