Il 15 novembre del 1960 viene trasmessa per la prima volta in Italia la trasmissione Non è mai troppo tardi.  Corso di istruzione popolare per il recupero dell’adulto analfabeta, programma televisivo curato da Oreste Gasperini, Alberto Manzi e Carlo Piantoni e prodotto dalla Rai, in collaborazione con il Ministero della pubblica istruzione. Vere e proprie lezioni in diretta televisiva durante le quali il maestro Manzi utilizzava moderne tecniche di insegnamento consistenti in filmati, supporti audio, dimostrazioni pratiche, schizzi e bozzetti disegnati su una lavagna a grandi fogli.

La trasmissione, riprodotta all’estero in ben 72 Paesi, riuscirà a far prendere a quasi un milione e mezzo di italiani la licenza elementare, ricevendo nel 1960 il premio internazionale Onu e venendo premiata nel 1965 dall’Unesco come uno dei programmi più significativi nella lotta contro l’analfabetismo (nel 1961 in Italia gli analfabeti erano l’8,3% della popolazione. Percentuale che scenderà al 5,2% nel 1971, con una calo più marcato che nei decenni precedenti e successivi). Andrà in onda per otto anni, per un totale di 12.000 corsi, frequentati da 150.000 allievi, senza contare gli altri 500.000 partecipanti dei corsi senza far parte dei gruppi di ascolto.

Ma chi era il maestro Manzi? Alberto Manzi nasce a Roma il 3 novembre 1924. L’8 settembre 1943 viene richiamato alle armi. Antifascista come tutta la sua famiglia, sceglie di nascondersi, riuscendo ad evitare i rastrellamenti. Terminata la guerra comincia la sua attività scolastica e di scrittore (per la Casa Editrice AVE pubblica diversi testi scolastici collaborando con Gianni Rodari alla rivista Il Vittorioso) e nel 1960 viene scelto per presentare il programma Non è mai troppo tardi.

“Non insegnavo a leggere e scrivere - preciserà il maestro - invogliavo la gente a leggere e a scrivere (…) Continuavo a percepire il mio stipendio di maestro elementare. Dalla Rai ricevevo un “rimborso camicia” perché il gessetto nero che usavo per fare i disegni era molto grasso, si attaccava ai polsini della camicia e li rovinava ”. “Ai bambini - dirà in una delle sue ultime interviste - ai preadolescenti, a questo prezioso materiale umano in formazione, occorre fornire gli strumenti per interpretare la realtà (…) Sa perché partivo dai piedi, a disegnare? Perché dovevo tenere sveglia l' attenzione, non volevo che capissero dove andava a finire. Io non sapevo niente di tv, ero un maestro elementare. Quando il direttore mi mandò a fare il provino vidi gli altri prima di me e pensai: ' Ci vorrebbero le ballerine, qualcosa che si muove' . Allora andai di corsa a comprare i fogli e quando toccò a me cominciai a disegnare. Poi ho sempre pensato: è importante saper leggere e scrivere, certo, ma è più importante educare la gente a ragionare, usare il cervello, dubitare. Allora sbagliavo per finta, raccontavo storie vere”.

Il maestro Manzi morirà il 4 dicembre del 1997. “È morto ieri a 73 anni Alberto Manzi - scriveva Repubblica - il maestro degli italiani. Negli Anni Sessanta alfabetizzò il paese attraverso la tv con "Non è mai troppo tardi". Sarebbe bastato guardargli le mani. Capire l’uomo da quei tagli sui polpastrelli, i segni lasciati dal gessetto tenuto in mano una vita. È morto a Pitigliano, un paesino scolpito nel tufo nella Maremma grossetana, di cui Alberto Manzi era stato sindaco fino a qualche mese fa, quando la malattia l’aveva costretto a dare le dimissioni. C’era venuto dieci anni fa. Un approdo dopo una vita davanti alle lavagne del mondo, anche in Amazzonia, in Perù, in Ecuador e in Bolivia, dove era andato a studiare e a insegnare. Lui che era uomo con una valigia carica di lauree: in scienze naturali, biologia, filosofia e pedagogia” era solito dire di sé “I riconoscimenti a cui tengo di più sono quelli che mi sono venuti dalla gente semplice, da coloro a cui do una mano perché siano padroni del loro pensiero”.