Veder lavorare i fratelli Taviani era come assistere al funzionamento armonioso di un meccanismo perfetto, oliato da anni di consuetudine, di ricerca condivisa e di creazione partecipata.

Nel 2012 i registi accettarono di tenere un corso alla scuola di recitazione del teatro Quirino a Roma. Era la prima volta che si cimentavano con l’insegnamento e all’inizio sembravano muoversi con cautela: per quanto avessero diretto dozzine di attori, insegnare a giovani studenti era un’esperienza diversa, ma sono bastate poche ore per vederli cambiare e dedicarsi con entusiasmo e trasporto a questo nuovo compito, senza risparmiarsi.

Sul palco del Quirino è andato probabilmente in scena quanto accadeva da più di cinquant’anni sul set dei loro film, l’alchimia – lineare e complessa – della collaborazione di una vita, l’incastro, senza apparenti frizioni, di due caratteri differenti che avevano trovato il modo di comporsi valorizzando ciascuno le peculiarità dell’altro.

Quando osservavano insieme il lavoro degli allievi, espressioni e gesti si accendevano all’unisono, come se fossero mossi dallo stesso pensiero e quando era il momento di intervenire, di spiegare una scena, allora si alternavano, e chi dei due restava seduto o in disparte non smetteva mai di osservare l’altro con attenzione e curiosità.

Sono stati insegnanti straordinari. Gli studenti che hanno avuto la fortuna di assistere a quella settimana di lezioni hanno imparato sicuramente qualcosa di prezioso sulla recitazione, hanno potuto sperimentare quanto a fondo possa andare una direzione sapiente per portare la ricchezza di un interprete ad emergere, e quanto possa essere proficuo lavorare insieme, con equilibrio e rispetto.