Il ministero per i Beni e le attività culturali ha stanziato 5 milioni di euro per un fondo emergenziale destinato alle traduttrici e ai traduttori editoriali. A prevederlo è l’articolo 183 del "decreto rilancio", grazie all’impegno profuso da Strade, la sezione della Slc Cgil che rappresenta i professionisti che operano in regime di diritto d'autore. In un primo momento, il decreto "cura Italia" di marzo aveva escluso le misure di sostegno al reddito per autori, traduttori e illustratori, ovvero molte delle figure cruciali nella produzione del libro e nel mercato culturale.

Il 31 marzo scorso Strade aveva lanciato una raccolta di firme per "non dimenticare la cultura", chiedendo un fondo mirato, per poi arrivare in estate a un dialogo con il ministero e con la Commissione Cultura della Camera, che ha portato all’istituzione del fondo. “Un risultato epocale", commenta Marina Pugliano (Strade): "Per la prima volta nella storia usciamo dall’ombra, è il primo passo per essere riconosciuti come lavoratori a tutti gli effetti”. La scadenza per l’invio delle richieste di contributo è giovedì 12 novembre. Le domande potranno essere inoltrate esclusivamente via pec (tutte le informazioni sulla pagina dedicata).

La categoria dei traduttori editoriali, da sempre senza un vero riconoscimento istituzionale, viveva già prima della pandemia a rischio costante di sopravvivenza, perché sottopagata e priva di inquadramento, di tutele sociali e previdenziali. Per questo il fondo è “in primo luogo un necessario ristoro economico", prosegue Strade, augurandosi che “questo traguardo possa condurre a misure organiche, volte a promuovere il lavoro di chi traduce verso l’italiano, in parallelo alle strategie già in campo a favore della letteratura italiana all’estero”.

L’Associazione italiana degli editori (Aie) ha stimato che in un anno sono stati tradotti 2.500 titoli in meno. A causa della pandemia sono state rimandate o annullate tutte le fiere e gran parte delle principali manifestazioni di settore; tutti i piani editoriali sono saltati, con effetti disastrosi per l’intera filiera, anche sul lungo termine. Lo scenario pre-pandemia, però, non era più confortante: precariato e compensi tra i più bassi d’Europa, paghe a cottimo, nessuna tutela previdenziale né ammortizzatori sociali. Come precisato da Strade, pur essendo a tutti gli effetti autori (come stabilito dalla legge 633/41), i traduttori editoriali non hanno inquadramento professionale e non percepiscono royalties.

“Ora la nostra prospettiva - prosegue Strade - torna a essere strutturale: l’istituzione di un fondo nazionale a sostegno dell’attività dei traduttori editoriali e della loro formazione, per allineare l’Italia agli standard europei, ispirandosi al modello tedesco, ossia al Deutscher Übersetzerfonds, finanziato congiuntamente dai ministeri della Cultura e degli Esteri ed erogato direttamente ai traduttori”.

Ma quanti sono i traduttori editoriali in Italia e quanto guadagnano? Sono dati difficili da reperire, per via delle condizioni atipiche e della natura frammentaria della categoria. Proprio per questo Strade parte dall’istituzione del fondo per lanciare la prossima sfida: un primo censimento statisticamente rilevante dei lavoratori che traducono in regime di diritto d’autore, che verrà realizzato proprio attraverso la presentazione delle domande per accedere al contributo. In assenza di codici Ateco univoci, l’appartenenza alla categoria sarà confermata via autocertificazione. Questa è la grande differenza rispetto al beneficio Siae, come sottolineato dall’associazione sindacale: stavolta il contributo non è indirizzato a tutti gli autori, bensì unicamente alle traduttrici e ai traduttori editoriali.