Jorge Carrión è uno scrittore e studioso catalano, insegna letteratura contemporanea presso l’Università Pompeu Fabra di Barcellona. E ha un grande amore: i libri e le persone che li rendono possibili – autori, editori, librai, bibliotecari, lettori. Jorge Carrión ha, però, anche un grande nemico: l’ecosistema digitale creato da Amazon, la piattaforma online di Jeff Bezos dove i volumi sono proposti da algoritmi, in seguito confezionati macchinalmente e consegnati a domicilio da corrieri dentro città a rischio di desertificazione libraria. Carrión non può raccontare il mondo che ama senza prima mettere in guardia dal mondo che detesta. Quindi due parti, due mondi: sembra questa la struttura del suo saggio, Contro Amazon. Diciassette storie in difesa delle librerie, delle biblioteche e della lettura (del quale proponiamo un estratto qui) pubblicato in Italia da E/O nella traduzione di Pino Cacucci. 

Cit.
“Sembra ormai impossibile scrivere sul protagonismo del mondo del libro nel XXI secolo, sulle librerie indipendenti e le biblioteche più intraprendenti o innovatrici, sulle costellazioni di lettori che continuano a credere nel cartaceo, senza pensare ad Amazon come il nostro antagonista”. ... “In Amazon non ci sono librai. La partecipazione umana nel settore è stata eliminata perché ritenuta inefficiente. Perché mina la rapidità, l’unico valore dell’azienda. Il procedimento è nelle mani di un algoritmo. L’algoritmo è il culmine della fluidità. La macchina trasforma il cliente in un influencer”.

Contro Amazon parte all’attacco, carica il fucile e lo punta al bersaglio con un Manifesto scandito in “sette ragioni” le cui più rilevanti sono la prima (“non voglio essere complice di una espropriazione simbolica”) e la quarta (“non voglio essere complice del neoimpero”). Per Carrión, Bezos ha costruito un ipermercato globale sfruttando il “prestigio del libro” e usandolo come leva per entrare nelle nostre vite e venderci tutto il resto. Da qui la costruzione di “una grande struttura economica e politica” che ha robotizzato il lavoro, controlla la vita digitale e urbana e soddisfa ogni desiderio di acquisto, da volumi del Mein Kampf  di Hitler privi di ‘tutela critica’ al frullatore più conveniente. Una struttura contro la quale l’autore chiama a una “resistenza minima e necessaria”.

Conclusa l'invettiva, che illustra con stamina una situazione a noi tutti, in fondo, ormai nota, si entra in una parte più dolce e vitale, dedicata al mondo al di fuori di Amazon. Un mondo che l’autore ha visitato in lungo e in largo e dal quale riporta storie esemplari: il racconto di altre forme di vita, di microsistemi e biodiversità culturali che esistono nonostante Amazon. Ogni capitolo è una scoperta: dalla “migliore libreria del mondo”, la Readings di Melbourne, alle librerie indipendenti o di quartiere di Barcellona, Miami, Seul, Tokyo; dalla rete di Biblioteche pubbliche mobili della Colombia alle passeggiate per Londra con Ian Sinclair, fino a una lunga e suggestiva conversazione portegna con lo scrittore argentino Alberto Manguel, nella sua veste di direttore della Biblioteca Nacional de Argentina.

Qui incontriamo pagine capaci di mostrarci cosa questi luoghi tangibili e a misura d’uomo abbiano che nessuna piattaforma online può offrire: “Una libreria letteraria apre linee di relazione e di fuga, mette in contatto migliaia di titoli, disegni, icone. Funziona come una macchina surrealista di analogie inaspettate”. Una libreria soprattutto ha un libraio che, se è bravo, ne governa lo spazio geografico di testi senza neanche dover chiedere aiuto al computer, ma con l’ausilio della propria memoria. Perché ogni libraio è una memoria vivente.

Ecco che siamo arrivati al cuore del saggio e dell’universo ‘non amazonico’ di Carrión, nel quale “un libro è un libro è un libro. E la sua lettura – interesse e regalo – è un rito, l’eco dell’eco dell’eco di ciò che fu sacro”.

Quattro domande a Carrión
Sacralità contro comodità, unicità contro la piattaforma. Non sembra esserci possibilità di mediazione. Eppure insistiamo nel chiederci se questi due mondi possano convivere senza che il più grande divori il più piccolo. Possiamo sperare in una coabitazione tra Amazon e le librerie indipendenti? L’abbiamo chiesto (la prima di quattro domande) direttamente all’autore, che risponde così:

“Credo che la digitalizzazione del mondo sia inarrestabile e che l’ultravirus l'abbia solo accelerata. Uno dei suoi effetti è la solitudine, una pandemia parallela, che è guidata dai social network e dallo shopping su internet. Ma gli esseri umani sono corpi e abbiamo bisogno di interazione fisica. Quindi i due sistemi, Amazon e le librerie, Facebook e i club del libro, il telelavoro e le biblioteche, sono condannati a trovare un equilibrio. O, almeno, lo spero”.

E' molto interessante nel saggio il ragionamento sui posti di lavoro robotici o affidati a umani in qualche modo robotizzati. Amazon crea posti di lavoro spesso non tutelati e logoranti. Però li crea. In Italia è fresca la notizia che a fine anno, nel Lazio, a Colleferro, una zona depressa industrialmente e sotto il profilo ambientale, aprirà uno dei suoi hub. Come si fa, in questo caso, ad andare contro Amazon? O meglio, lo si può fare contrattando condizioni migliori?

“Dobbiamo vedere in quali condizioni Amazon crea posti di lavoro, quali stimoli fiscali ha nella regione e che tipo di trattamento sindacale riserva ai lavoratori. Dobbiamo vedere dove Amazon paga le tasse con i soldi che guadagna in Italia. In Spagna ne paga pochissime. Si tratta di concorrenza sleale nei confronti delle società che rispettano i loro obblighi verso le autorità fiscali. È un fenomeno molto complesso. In generale, Amazon, Alibaba, Mercado Libre e altri agenti logistici e di distribuzione di prodotti acquistati su internet non hanno una politica molto etica. Quindi, quando si decide dove acquistare, la cosa intelligente da fare è tenerne conto. Io compro sempre nelle librerie e, per quanto possibile, in altri negozi di prossimità”.

Dal suo libro emerge un corrispettivo tra il camminare e il leggere. Se non cammini in una città, in uno spazio, non ne scopri nemmeno le librerie... 

“La pandemia ha moltiplicato gli spostamenti a piedi e in bicicletta in tutte le città del mondo. Camminare fa bene al corpo e alla mente. Riduce l’obesità e ci dà idee, cioè stimola la creatività. È un altro argomento contro Amazon o Uber Eats: perché vuoi che ti porti tutto a casa? Non è più salutare andare a fare una passeggiata e shopping? Alcuni prodotti dobbiamo consumarli in digitale, come le serie Amazon Prime Video, ma molti altri hanno più senso fisicamente. Per esempio, i libri. Su Amazon arrivano in una scatola, come comprare un paio di scarpe o un cavo, senza una storia; in libreria, vengono dopo una ricerca, magari una conversazione o un incontro, con una storia. Con memoria”.

Davvero il digitale è così nefasto rispetto alla carta? Non pensa che l’e-book consenta modalità di lettura e fruizione aumentate e possibilità didattiche rilevanti?

“Senza dubbio. Ma ha anche forti svantaggi, dallo spionaggio della lettura (che è sempre stato un esercizio privato e libero) al suo carattere indistinto, che non aiuta la memoria (i libri su carta hanno tutti disegni diversi, danno sensazioni tattili diverse che contribuiscono alla loro unicità attraverso la forma e non solo il contenuto). D’altra parte, tutti gli e-book imitano i libri, in dimensioni, su uno schermo senza luce, proprio come word imita la pagina bianca. Ciò significa che queste tecnologie di scrittura e di lettura non sono ancora state superate”. 

Cit.
“Io sono un faticatore di librerie e biblioteche: mi piace trascorrere ore a guardare gli scaffali, uno per uno, mensola per mensola, dorso dopo dorso. L’ho fatto in giornate piovose in diverse città del mondo”.