Quando le luci di sala si abbassano e il sipario si apre sul palcoscenico, quando cala il silenzio in uno stadio e il primo accordo annuncia l’inizio di un concerto. Sono momenti unici, carichi di una magia inspiegabile ed affidati ad una macchina che non ammette imprecisioni. A guidarla, sono tutti quei lavoratori invisibili - in senso letterale e metaforico - che stanno dietro le quinte. Fonici, attrezzisti, addetti alle luci, roadie, ovvero i tecnici che viaggiano assieme ad una band durante le tournée, occupandosi dei vari aspetti legati alla realizzazione del concerto, per esempio il cambio degli strumenti musicali.

Si tratta di una categoria di lavoratori che non sempre ci si ricorda di ringraziare alla fine di ogni show, ma che in alcuni casi rischia la vita perché questo possa andare avanti. Si pensi agli addetti al montaggio dei palchi, in alcuni casi costretti a lavorare senza garanzie per la loro incolumità. E' accaduto a Matteo Amellini, morto nel 2012, schiacciato dal palco che stava montando per il concerto di Laura Pausini. Come gli altri lavoratori dello spettacolo dal vivo, anche i tecnici stanno pagando la crisi determinata dalle misure introdotte per arginare l’epidemia da Covid-19. Questi professionisti hanno tipologie contrattuali che rendono il loro lavoro atipico. Spesso dipendono da cooperative, o da teatri e service, ma in molti casi sono legati da rapporti lavorativi con partita Iva. La tipologia  più frequente è quella intermittente, che non trova tutele negli ammortizzatori.

 

“Le sospensioni imposte dal lockdown –come dichiarato dalla Slc Cgil - hanno determinato per questi professionisti una fortissima perdita di reddito ed anche la non trascurabile perdita delle giornate contributive”. Il sindacato che rappresenta i lavoratori della produzione culturale ha dato vita proprio in questi giorni a un coordinamento nazionale dei tecnici dello spettacolo dal vivo, con il compito di affrontare le urgenze legate alle condizioni lavorative di questo settore, tra cui il contratto nazionale. Per molte maestranze, l’attività principale si svolge durante il periodo estivo, o è legata alle produzioni teatrali e musicali. Molti festival e concerti sono stati cancellati, generando pesanti incertezze per tutto il comparto.

Tra le priorità indicate dal coordinamento della Slc, c’è quella di “ragionare insieme sulla ripartenza, chiedere tutele per chi comunque non potrà riprendere a lavorare e misure per il futuro”. Per il sindacato è necessario conoscere e sviluppare proposte che nascano dai bisogni dei lavoratori, tanto più in un settore che ha pochissime tutele. Si avvicina il 15 giugno, data prevista per la riapertura dei teatri e delle attività legate allo spettacolo dal vivo, soprattutto all’aperto. Non è ancora, però, del tutto chiaro, in che modo si potrà tornare in scena e dietro le quinte, conciliando il rispetto delle norme di sicurezza e la sostenibilità economica, per imprese e lavoratori. Le produzioni sono state ferme per diversi mesi e dovranno riorganizzarsi. Per artisti e tecnici, tuttavia, questo intervallo è stata un’occasione importante per chiedere una riforma dello spettacolo dal vivo e l’interruzione di un circolo vizioso basato su pratiche di sfruttamento taciute e tollerate.