Esiste un’altra Italia. Meglio, resiste un’altra Italia. Ce la racconta Carlo Ruggiero in questo libro Ediesse, raccogliendo nella collana “Materiali” i suoi articoli d’inchiesta per “Rassegna sindacale”, che nell’ultimo paio di anni hanno toccato ogni angolo del nostro Paese. Il titolo “A braccia aperte. Storie di ordinaria resistenza al razzismo”, mette subito in evidenza il nodo che unisce questa serie di reportage, un nodo divenuto sempre più stretto nel vivere quotidiano italiano, inoculato e sedimentato progressivamente nel tempo, causa vetuste recrudescenze pseudo ideologiche e calcolate speculazioni politiche. Il nodo, chiaramente, è quello del razzismo. Lo spiega senza mezzi termini Andrea Tripodi, sindaco di San Ferdinando, nella Piana di Gioia Tauro, citato anche nella prefazione al volume del Segretario generale della Cgil Maurizio Landini (la postfazione è del Segretario Confederale Giuseppe Massafra), quando parla di migranti che “non scendono graziosamente dal cielo”, visto che il fenomeno dell’emigrazione “è il risultato di determinati processi politici ed economici”.

Nel capitolo dedicato l’autore ci conduce nella seconda zona industriale di San Ferdinando, incastrata tra il più grande porto del Mediterraneo, quello di Gioia Tauro, e i campi della Piana, 25.000 ettari di terreno per la coltivazione degli alberi di arance, limoni, e piantagioni di kiwi. In queste terre, dopo le macerie lasciate dallo sgombero a favore di telecamera dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, e le note vicende della vicina Rosarno, si è ricominciato a costruire un tessuto d’accoglienza, il tentativo di offrire alle migliaia di braccianti provenienti soprattutto dall’Africa Subsahariana un luogo diginitoso di sopravvivenza. La presenza della Cgil, insieme alla Caritas, Emergency e altre associazioni, si trasforma inevitabilmente in una militanza perpetua, come testimonia tra le pagine la voce di Celeste Logliacco, segretaria generale della Cgil locale, una le cui battaglie l’hanno portata a ricevere non poche minacce da parte dell’onnipresente criminaltà organizzata, comprese le gomme del pulmino del sindacato squarciate davanti la sede, ora trasferita insieme alle altre attività nella Hospitality school, perché mai come in queste situazioni l’unione fa la forza. Oltre le 98 tende blu di San Ferdinando, dove vengono ospitate persone di 21 nazionalità diverse, questa rete coraggiosa di solidarietà è riuscita a ottenere un risultato importante, un protocollo operativo unitario per i diritti e l’accoglienza dei lavoratori migranti, in attesa della prossima stagione di raccolta.

Dal profondo sud all’estremo nord. Dopo l’apertura dedicata alla drammatica realtà dei sikh nei campi del litorale romano e nell’Agro pontino, dove un numero enorme di braccianti indiani lavora sotto la minaccia di caporali infami, in condizioni di violenza e sfruttamento, il viaggio di Ruggiero ci conduce a Saluzzo, una cittadina nel Cuneese, anche questa area di raccolta stagionale in base al periodo, dal ribes ai mirtilli in primavera, le pesche d’estate, le mele con l’arrivo del freddo. Nel 2018, grazie alla collaborazione anche qui di Cgil e Caritas, il Comune riesce a dar vita al progetto Pas (Prima accoglienza stagionali), gestito dalla cooperativa sociale Armonia. In questo modo nell’ex caserma Filippi ci si attrezza con letti, docce e cucine per offrire un punto di riferimento a circa 5 mila migranti impegnati nel territorio, mostrando al resto della Regione, e del Paese, un modello non soltanto d’accoglienza ma di sviluppo economico, con buona pace della campagna denigratoria di ispirazione leghista, e con il rischio che il cosiddetto decreto sicurezza, lasciato ancora in sospeso dall’ultima maggioranza, escluda migliaia di lavoratori regolarizzati da un contratto, in attesa di un rinnovato permesso. Nel frattempo il sindaco Mauro Calderoni, alla guida dell’iniziativa, lo scorso anno è stato rieletto con il 56% dei voti.

Ci siamo soffermati su due delle tante storie contenute in questo libro, reso prezioso dalla varia umanità che lo compone, a Matera come a Ferrara, a Monfalcone e a Catania, nel cuore di Roma o alla frontiera di Ventimiglia, perché i diritti delle persone non conoscono confine. E si deve ringraziare senza retorica Carlo Ruggiero, non solo giornalista vero, ma scrittore la cui penna tende per attitudine alla narrazione, per restituirci la speranza di poterlo davvero sciogliere questo nodo del razzismo, e per ricordarci che non solo un’altra Italia esiste e resiste, ma che sia possibile costruirla insieme, ripartendo dai piccoli gesti di ogni giorno, organizzando soluzioni concrete, indicando così la strada agli impegni politici da assumere.