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Dodici miliardi di euro. È il costo che l’Italia deve sostenere a causa degli eventi meteorologici estremi dell’estate 2025, causati dalla crisi climatica. Ondate di calore, siccità, inondazioni che colpiscono tutto il continente, e il nostro Paese in particolar modo.
Il calcolo è frutto dello studio “Dry-roasted Nuts: early estimates of the regional impact of 2025 estreme weather” realizzato dalla ricercatrice Sehrish Usman dell'università tedesca di Mannheim e dagli economisti della Banca Centrale Europea, che aggiunge: i costi stimati per le regioni della Ue ammontano a 43 miliardi di euro nel 2025 (nel 2024 ci eravamo fermati a 31 miliardi), 126 miliardi entro il 2029. È l’estate più costosa di sempre.
Maltempo e inondazioni al Nord
Cifre esorbitanti, che non sono difficili da immaginare e da credere. Basta seguire la cronaca. In questo primo giorno d’autunno il maltempo che sta colpendo tutto il Nord, in particolare Lombardia, Liguria e Piemonte, ha fatto esondare il fiume Seveso e il Bormida, ha provocato frane e allagamenti a Como e sul lungolago, nei paesi della Val Bormida dove è sospesa la circolazione dei treni e molte strade sono interrotte, danni nel Varesotto e nell’Alessandrino.
Impatti e azioni
Si tratta di sfide che ormai i nostri territori devono affrontare ogni anno e che riducono la produzione non solo nel breve e brevissimo termine ma anche nel medio: questa è inferiore di 1,5 punti percentuali due anni dopo un'ondata di calore estiva, di 3 punti quattro anni dopo una siccità e di 2,8 punti quattro anni dopo un'alluvione.
“Dati che confermano la necessità e l’urgenza dell’azione climatica – dichiara Simona Fabiani, responsabile politiche per il clima, il territorio, l’ambiente e la giusta transizione della Cgil -. La Cgil rivendica politiche e investimenti per la mitigazione e l’adattamento, un piano per superare le fonti fossili e accelerare la transizione energetica verso le rinnovabili, politiche industriali per la decarbonizzazione, riconversione ecologica dell’economia, politiche di giusta transizione per tutelare i lavoratori e le comunità. Il governo italiano non fa niente di tutto questo, esponendo la popolazione a rischi crescenti, costi energetici incontrollati, perdita di competitività delle imprese, lavoro sempre più povero e precario. L’Europa tradisce gli impegni del Green Deal, spostando la priorità politica e di investimenti sulla difesa e il riarmo”.
I costi reali
Le stime dell’analisi sono tra l’altro al ribasso, fanno presente gli stessi autori, perché non tengono conto degli impatti composti, come ondate di calore e siccità insieme, e non includono altri rischi come gli incendi e i danni causati da grandine e vento.
"I costi reali delle condizioni meteorologiche estreme emergono lentamente perché questi eventi incidono sulle vite e sui mezzi di sussistenza attraverso un'ampia gamma di canali che vanno oltre l'impatto iniziale – spiega la ricercatrice Sehrish Usman -. Le stime sono spesso tardive. Il nostro schema usa dati aggiornati e prove di impatto regionale pubblicate nel nostro studio precedente, per fornire stime tempestive di come gli eventi estremi dell'estate del 2025 hanno inciso sull'attività economica".
Da qui i dati snocciolati nel paper che combina le rilevazioni di giugno-agosto 2025 con i coefficienti di eventi estremi stimati in un’analisi precedente: in Europa 96 regioni hanno sperimentato ondate di calore, 195 hanno sofferto per la siccità e 53 sono state colpite da inondazioni.
Ostacoli all’economia
Tutti e tre i tipi di eventi ostacolano l'attività economica in modi diversi: il caldo riduce la produttività, nell'edilizia per esempio e nell'ospitalità, la siccità colpisce principalmente l'agricoltura, con raccolti tagliati, suoli impoveriti, e interi distretti rurali messi in crisi, i temporali causano danni diretti alle infrastrutture e agli edifici, oltre a perdite indirette, come l'interruzione delle catene di approvvigionamento.
I Paesi più colpiti? Quelli dell’Europa meridionale, Spagna, Italia, Portogallo, Grecia e Sud della Francia, che sono esposti a rischi più elevati di ondate di calore e siccità. Al Nord e al Centro, Danimarca, Svezia e Germania registrano danni relativamente minori, ma la frequenza e l'entità degli eventi meteorologici estremi, in particolare le inondazioni, sono in aumento.
Le economie più piccole, Bulgaria, Malta e Cipro, sono altamente vulnerabili e subiscono ingenti perdite in percentuale rispetto al valore aggiunto lordo.
Hotspot climatico
L’area del Mediterraneo, quindi, si conferma un hotspot climatico per costi e vulnerabilità. E l’Italia è un epicentro della crisi: le perdite stimate sono di 11,9 miliardi di euro per il 2025 e si prevede che raggiungano i 34,2 miliardi entro il 2029. Tradotto, rispettivamente lo 0,6 per cento e l'1,75 per cento del valore aggiunto lordo italiano del 2024. In Francia i danni ammontano a 10,1 miliardi di euro nel 2025 e sono previsti a 33,9 miliardi di euro nel 2029.
Secondo le analisi del Cmcc, Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici, i potenziali costi sono destinati a salire e per l’Italia potrebbero raggiungere fra i 28 e i 61 miliardi a metà secolo in assenza di mitigazione. La conclusione? Che gli eventi meteorologici estremi sono una realtà, una minaccia per lo sviluppo economico dell’Europa e che se adattarsi costa, non farlo costa ancora di più.