I primi di marzo 2022 in Senegal la quinta sessione dell’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente ha adottato una risoluzione (la 5/14) con l’obiettivo di sviluppare, entro il 2024, uno strumento internazionale giuridicamente vincolante sull’inquinamento da plastica, anche nell’ambiente marino, denominato Inc-2. Dal 29 maggio al 2 giugno a Parigi si svolge la seconda sessione del comitato intergovernativo di negoziazione per sviluppare questo strumento.

Problema globale

Inc-2 dovrà avere un approccio globale per affrontare l’intero ciclo di vita della plastica. I livelli in rapido aumento di inquinamento da plastica rappresentano un grave problema mondiale che ha un impatto negativo sulle dimensioni ambientale, sociale, economica e sanitaria. In uno scenario normale e in assenza degli interventi necessari, la quantità di rifiuti di plastica che entrano negli ecosistemi acquatici potrebbe quasi triplicare, passando dai circa 9-14 milioni di tonnellate all’anno registrati nel 2016 ai 23-37 milioni di tonnellate all’anno previste entro il 2040.

Meno 80 per cento entro il 2040

Preziose le parole del discorso di apertura dei negoziati di Parigi pronunciate da Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’Unep (il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente), che ha sottolineato la gravità della situazione e avanzato importanti proposte con una tabella di marcia per ridurre dell’80 per cento la plastica entro il 2040.

Il sistema produttivo lineare ed estrattivo distrugge gli ecosistemi e danneggia la salute. Le comunità più povere sono quelle che soffrono maggiormente le conseguenze del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità, dell’inquinamento e dei rifiuti. Con gli impegni attuali l’inquinamento da plastica si ridurrebbe solo dell’8 per cento circa entro il 2040. Intanto diversi studi hanno dimostrato la presenza di microplastiche nel sangue umano, nei polmoni e nella placenta.

Il ciclo di vita dei prodotti

L’accordo dovrebbe quindi puntare a eliminare e ridurre l’uso di plastica guardando all’intero ciclo di vita dei prodotti, con trasparenza e con politiche per la giusta transizione. Il riciclo dei rifiuti in plastica non è sufficiente a risolvere il problema perché il volume di quella utilizzata è esagerato. Bisogna ridurre drasticamente l’uso della plastica vergine, evitarla dove non è necessaria, per esempio nel settore dei cosmetici, dell’abbigliamento e degli imballaggi, sostituendola con materiali organici.

Vanno ri-progettati i prodotti per ridurne l’impiego e prevedere lo smontaggio e il riutilizzo delle parti, la riparazione e la manutenzione invece dell’obsolescenza programmata, promuovere la diffusione di contenitori e bottiglie ricaricabili, di distributori di prodotti sfusi e dei sistemi di deposito-restituzione, la plastica monouso deve essere vietata.

Soluzioni di giustizia sociale

Non dobbiamo dimenticare l’inquinamento già esistente e le enormi quantità di plastica accumulate in terra e in mare, che devono essere recuperate e rimosse. Dobbiamo ragionare in un’ottica di giustizia sociale, cercando soluzioni che creino piena e buona occupazione in un’economia circolare e rigenerativa, senza lasciare indietro i circa 20 milioni di lavoratori informali che raccolgono rifiuti nel mondo.

Il 10 giugno 2022 è entrata in vigore la legge Salvamare che dovrebbe consentire ai pescatori di portare a terra la plastica recuperata in mare e di poter installare sistemi di raccolta di rifiuti in linea con i principi dell’economia circolare. Purtroppo però non sono ancora stati adottati i decreti attuativi e quindi anche questo processo virtuoso è bloccato.

Proposta europea sugli imballaggi

Ricordiamoci poi che il governo si oppone alla proposta di regolamento del parlamento europeo sugli imballaggi del novembre 2022 che, anche per cercare di ridurre l’utilizzo della plastica, promuove il riuso piuttosto che il riciclo. Ci sono poi enormi divari fra regioni del Nord e del Mezzogiorno sugli impianti di raccolta differenziata, trattamento e riciclo, e fra i vari obiettivi del Pnrr c’è anche quello di colmare questi divari relativi alla capacità impiantistica e agli standard qualitativi della gestione dei rifiuti fra regioni e territori con un investimento di 1,5 miliardi. Il 30 marzo 2023 è stata pubblicata la graduatoria delle proposte ammesse a finanziamento.

Seguiremo con attenzione il prosieguo dei negoziati Onu così come seguiamo le politiche nazionali, portando avanti le nostre rivendicazioni per una giusta transizione ecologica che coniughi giustizia ambientale con giustizia sociale e piena occupazione stabile e di qualità.

Simona Fabiani è responsabile Politiche per clima, territorio, ambiente, trasformazione green e giusta transizione della Cgil