In Italia gli impianti fotovoltaici in esercizio sono pochi. Non stiamo spingendo al massimo per lo sviluppo di un settore, quello del solare, che insieme al risparmio e all’efficienza energetica, all’elettrificazione dei consumi, allo sviluppo delle reti e alle interconnessioni elettriche, allo sviluppo di altre fonti rinnovabili, potrebbe contribuire in modo decisivo al contrasto all’emergenza climatica, ad affrancarci dalla dipendenza energetica e dal caro energia, a migliorare la qualità dell’aria e della salute, oltre che a dare un contributo positivo all’obiettivo della buona e piena occupazione. Non siamo allineati ai nuovi obiettivi europei e non stiamo nemmeno al passo con le poco ambiziose previsioni dei Piani nazionali.

I dati parlano chiaro. Il rapporto statistico del Gse di maggio attesta che nel 2021 la potenza dei nuovi impianti fotovoltaici installati è stata di 938 MW (cioè 0,938 GW): in questo modo lo scorso anno la potenza complessiva di solare fotovoltaico installata è salita a 22,594 GW.  Gli ultimi dati pubblicati da Terna relativi al 2022 fotografano una potenza fotovoltaica installata di 23,58 GW.

Non c’è quindi nessun riscontro oggettivo delle dichiarazioni del ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani, che ha parlato di “accelerazione senza precedenti” delle energie rinnovabili in Italia nei primi cinque mesi del 2022 che dovrebbero portare secondo il ministro a 5,1 GW di nuova potenza nell’anno. Cingolani ha anche dichiarato che nel 2022 le richieste di connessioni per nuovi impianti rinnovabili sono state di 9 GW ma, al momento, l’unico dato oggettivo per i primi 6 mesi del 2022 è quello di Terna: la nuova potenza fotovoltaica installata è 1,012 GW.

 Il Pniec, Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, presentato a dicembre 2019 ipotizzava una potenza installata di energia solare di 52 GW al 2030, con una riduzione delle emissioni del 37 per cento rispetto al 1990, quando l’obiettivo europeo era già stato fissato al 40 per cento. Da allora gli obiettivi europei sono cresciuti, sia per contrastare gli effetti sempre più disastrosi del cambiamento climatico in atto, che per contenere l’incremento dei costi energetici e ridurre le importazioni di fonti fossili dalla Russia: neutralità climatica al 2050, riduzione delle emissioni del 55 per cento al 2030 rispetto al 1990 (legge europea per il clima), rinnovabili al 45 per cento nel mix energetico entro il 2030 e nuova installazione di solare fotovoltaico di oltre 320 GW entro il 2025 e di quasi 600 GW entro il 2030 (RePower EU). 

Intanto in Italia il Piano per la transizione ecologica approvato dal Cite (Comitato interministeriale per la transizione ecologica) a febbraio 2022 ha ipotizzato nuovi obiettivi per le fonti rinnovabili: il protagonista principale della crescita sarà il solare fotovoltaico, che al 2050 dovrebbe arrivare tra i 200 e i 300 GW installati e coprire quote prossime al 100 per cento del mix energetico primario complessivo, mentre per l’obiettivo intermedio al 2030 l’apporto delle rinnovabili alla generazione elettrica dovrebbe raggiungere almeno il 72 per cento, con un fabbisogno di nuova capacità da installare di circa 70-75 GW. Facendo due conti, al ritmo di crescita attuale potrebbero occorrere più di 50 anni per fare quello il Piano ipotizza debba essere fatto in otto anni: una prospettiva inaccettabile.

L’installazione di nuovi impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, in particolare di fotovoltaico, è urgente e necessaria. Non deve però entrare in conflitto con la tutela del territorio, degli ecosistemi, della biodiversità e del paesaggio né sottrarre spazio all’agricoltura. Su questo punto ci viene in aiuto l’ultimo rapporto Ispra sul consumo di suolo, che ci offre un’accurata analisi dei dati sul fotovoltaico esistente ma soprattutto calcola, con stime accurate, la superficie netta disponibile per l’installazione di nuovi impianti sui tetti, che può variare da 755 a 986 kmq.

Prendendo in considerazione i tetti piani, con disponibilità di almeno 10mq, aree di parcheggio, dismesse, impermeabilizzate, infrastrutture, al netto di un ipotetico 4 per cento di superficie già utilizzata allo scopo, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale stima una disponibilità di superficie sui tetti idonea a ospitare una potenza fotovoltaica fra i 70 e i 92 GW. Una disponibilità importante che, già da sola, risponde agli obiettivi di sviluppo delle fonti rinnovabili ipotizzate dal Piano per la transizione ecologica, a cui andrebbero poi aggiunto l’incremento di produzione delle altre tipologie di rinnovabili.

Il conforto dei dati Ispra ci rafforza nella convinzione che i nuovi impianti fotovoltaici debbano essere installati evitando il più possibile il consumo di suolo, privilegiando l’utilizzo di aree già impermeabilizzate: tetti, aree dismesse e degradate, e così via. In questa direzione abbiamo anche presentato diversi emendamenti al decreto Aiuti per rendere obbligatoria l’installazione di impianti sulle nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni importanti e per promuovere l’auto produzione da fonti rinnovabili e le comunità energetiche rinnovabili.

Una soluzione che risponde alle esigenze di un nuovo sistema energetico sostenibile, decentrato e democratico, orientato alla partecipazione, al soddisfacimento dei bisogni e non alla ricerca dei profitti, al contrasto alla povertà energetica e all’emergenza climatica, al lavoro e alla tutela dell’ambiente.    

Simona Fabiani è responsabile delle politiche per il clima, il territorio e l'ambiente, trasformazione green e giusta transizione della Cgil