“La cosa più grave successa a Roma negli ultimi decenni”. Non usa mezzi termini Natale Di Cola, segretario della Cgil Roma e Lazio, quando lo raggiungiamo al telefono per commentare l’incendio che è divampato ieri nel tardo pomeriggio, intorno alle 17:30, nell’impianto di gestione rifiuti di Malagrotta. Un’emergenza – nell’eterna emergenza della monnezza di Roma – che ora minaccia i cittadini. La nube nerissima che ieri ha oscurato il cielo, nonostante il lavoro dei vigili del fuoco durato per tutta la notte, non si è ancora diradata del tutto. C’è un pericolo diossina che ha fatto scattare l’allarme: finestre chiuse, impianti di condizionamento spenti, asili chiusi. Non sono ore facili nei 35 gradi della canicola di giugno per i residenti della zona. Ma questa è solo la punta dell’iceberg. Perché questo disastro è “un colpo grave che subisce il ciclo”.

“Bisogna reagire subito – ci spiega preoccupato Di Cola –. Se nelle prossime 24 ore non si trova uno sbocco” per i sacchetti dell’indifferenziata che si accumuleranno intorno ai cassonetti, sotto al solleone, “se non si dà la possibilità agli operatori dell’Ama (la municipalizzata del Comune di Roma che si occupa di ambiente) di raccogliere l’indifferenziato, avremo un’emergenza mai vista da anni. In quel quadrante della città, quasi mezza Capitale, le macchine stamattina hanno raccolto solo differenziata. Se entro stanotte non verrà raccolta l’indifferenziata, a partire da domattina si accumulerà fuori dai cassonetti. È essenziale trovare una soluzione alternativa in 48/72 ore o ci ritroveremo presto fuori da ogni cassonetto la stessa quantità di rifiuti che contiene un singolo cassonetto. I rifiuti, insomma, raddoppieranno. Tradotto in grandi numeri, parliamo di 4000 tonnellate di rifiuti a terra.

Confidiamo che in giornata le istituzioni trovino un sito di stoccaggio temporaneo. La prima emergenza è svuotare i cassonetti. L’esperienza ci dice che ogni ora di blocco e mancanza di sbocco richiede 6 ore per tornare alla normalità. Quindi per risolvere un giorno di blocco ci vogliono 6 giorni”. Sono scenari apocalittici, ancora più preoccupanti alle alte temperature estive. Sarebbe dura per i cittadini, sarebbe pericoloso per la salute di tutti e sarebbe durissima per i lavoratori, che si ritroverebbero a raccogliere le buste di rifiuti a mano. “In condizioni di lavoro disastrose”.

“Ci aspettiamo che trovino subito un sito di stoccaggio temporaneo, entro oggi – ripete Natale Di Cola –. Ci aspettiamo che venga convocato subito un tavolo urgente in azienda perché la chiusura di quel sito – dove ogni giorno scaricavano rifiuti oltre 100 camion – avrà un impatto enorme sulla logistica della raccolta, anche questo un’emergenza nell’emergenza. Che comporterà tempi infinitamente più lunghi e una quantità doppia di mezzi, se pensiamo che Boccea, per fare un esempio, è a 2 km da Malagrotta, ma a 40 km dall’impianto di Rocca Cencia”.

“Dal momento che l’incendio ha risparmiato uno dei due tmb, speriamo che, passati 15, 20 giorni, forse un mese di sequestro dell’area per le indagini, si possa rimettere in funzione almeno l’impianto intatto. Ma adesso si deve lavorare come se l’intero sito non ci fosse più. Il che significa piazzare mille tonnellate, oltre 100 camion, da un’altra parte. È un’impresa difficilissima. Parliamo del 40 per cento di tutta l’indifferenziata prodotta in città. Il contenuto di quasi un cassonetto su due finiva a Malagrotta”.

“È davvero grave dal nostro punto di vista - ripete il dirigente della Cgil capitolina - per certi versi è come se l’azienda fosse stata bombardata. Era uno dei pezzi strategici del sistema”. La situazione dei rifiuti a Roma resta paragonabile a un ospedale che non ha un generatore d’emergenza. Ogni interruzione di energia rischia di essere fatale per chi è ricoverato in terapia intensiva. Non ci sono generatori autonomi, non ci sono piani B. Stavolta invece andrebbe trovato subito, in poche ore. “Spero che questa sia una lezione per tutta la classe politica della città, questo è un imprevisto grande che avrebbe messo in difficoltà anche un sistema efficiente. In un sistema così debole rischia di essere un colpo mortale. O si coinvolgono i lavoratori, i sindacati, o si impara da questa catastrofe per essere pronti, quando ci saranno altri imprevisti, a reagire oppure ci si rassegna a non avere un governo del ciclo rifiuti della Capitale. Oggettivamente la cosa è talmente grave che non è il momento di fare speculazioni: è il momento di fare, ognuno, la propria parte per affrontare la situazione. È il momento di agire, di fare cose concrete. Abbiamo 48 ore”.