“Basta con la falsa propaganda: l'abolizione dei voucher non determinerà l'aumento del lavoro nero, che, purtroppo, non è mai scomparso, neanche con l’introduzione dei buoni lavoro”. È quanto denuncia la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti.

“Da quando il Consiglio dei ministri ha varato il decreto che prevede la cancellazione dei voucher, proliferano analisi e commenti allarmistici che raccontano di un Paese nel caos e di imprese che, senza questo strumento, non potranno più assumere. Vorremmo che il dibattito rientrasse nei giusti binari. Negli ultimi dati Istat sul lavoro nero, si stima che questo assorbiva circa il 16% delle posizioni lavorative e delle unità di lavoro nel nostro Paese (3 milioni di persone ), mentre i voucher, che peraltro sono molto più utilizzati nelle regioni in cui l'incidenza del lavoro nero è minore, con lo stesso calcolo avrebbero coperto circa lo 0,3%. Cifre citate da Tito Boeri, nella sua audizione in Commissione lavoro, da cui si deduce che è fortemente probabile che i buoni lavoro abbiano loro stessi coperto condizioni di lavoro nero, laddove sono stati utilizzati per un numero di ore inferiore a quelle effettivamente prestate”, rileva la sindacalista.

L'esponente Cgil spiega “l’inconsistenza” e la “strumentalità” della polemica riguardante la platea che sarebbe penalizzata dalla cancellazione dei voucher: “Le principali categorie di lavoratori retribuite con tale strumento sono disoccupati e lavoratori part time o a tempo determinato, ovvero persone che potrebbero usufruire delle stesse opportunità lavorative attraverso tipologie contrattuali già previste dal mercato del lavoro”. Per quanto riguarda poi gli utilizzatori, la dirigente sindacale aggiunge che “sono per la maggior parte imprese, il 76% aziende che operano nel settore dei servizi, del commercio, della logistica, del turismo e dell'industria, non le famiglie”.

Secondo la segretaria confederale, “per i nuclei familiari può essere utile uno strumento per il lavoro davvero occasionale e accessorio, come la Cgil propone nella sua 'Carta dei diritti' agli articoli 80 e 81, ma anche questo deve essere riconosciuto come lavoro subordinato. Siamo disponibili a un confronto su come affrontare la semplificazione burocratica legata agli adempimenti amministrativi, ma se si pensa che il tema sia, ancora una volta, trovare nuove forme per non pagare il lavoro o non riconoscere tutele e diritti, noi non ci stiamo. Era una strada sbagliata prima, lo sarebbe anche dopo la cancellazione dei voucher”.