Alla cortese attenzione della redazione di Rassegna Sindacale,

mi chiamo Davide, ho 26 anni e sono un giovane imprenditore di Torino. Vi scrivo con la speranza che possiate essermi d'aiuto nella diffusione della mia storia, che con il tempo sto scoprendo essere comune a molte altre dei miei coetanei.

A seguito di lavori sottopagati e al limite dello sfruttamento ho deciso di avviare una mia impresa. Una scelta che, con il senno di poi, non ripeterei assolutamente. La mia avventura inizia nel novembre 2018. Dopo aver fatto valutare la mia idea imprenditoriale da un consulente, ho avviato le procedure per l'apertura della partita Iva, ho cercato un locale e ho avviato i lavori di adeguamento. Parallelamente ho fatto richiesta per un finanziamento a una società di microcredito in quanto la mia liquidità personale non sarebbe bastata per avviare l'attività. Da qui ha inizio il mio calvario.

Questo primo prestito tarda ad arrivare rispetto a quanto mi era stato garantito inizialmente a causa di problemi non meglio specificati, provocando a cascata una serie di problemi. Non riesco a terminare i lavori entro la data stabilita e mi trovo a dover affrontare molte più spese rispetto a quelle inizialmente preventivate. Comincio la mia ricerca per altre fonti di credito imbattendomi in una situazione a dir poco surreale. Diversamente da quanto sponsorizzato, posso asserire con assoluta certezza che l'aiuto alle neo-imprese da parte dello Stato, della Regione e del Comune è pari a zero.

Mi sono affidato a funzionari che si sono rivelati svogliati e superficiali, ho contattato diversi enti creditizi che, in assenza di consistenti garanzie personali, non hanno minimamente preso in considerazione la mia domanda. Ho contattato anche il Comune e la Regione per alcuni bandi che scopro essere inattivi da anni. Contatto anche Confidi e altri enti locali che anch'essi non possono essermi d'aiuto. Sembrano tutti impossibilitati ad aiutarmi. A maggio trovo un ente creditizio che opera sul territorio nazionale e inoltro la domanda. Anche in questo caso è un flop. Ricevo delibera negativa per un problema legato alla Crif. A causa di una errata segnalazione da parte di una finanziaria con cui ho un prestito in atto, per le banche ero un “cattivo pagatore”. Inutile anche aver risolto questo problema, la situazione non è cambiata.

Nel corso di questi mesi ho scritto più volte a esponenti politici, a testate giornalistiche e trasmissioni televisive. In pochi si sono interessati al mio caso che, credo, sia comune a tanti ragazzi che come me hanno deciso di investire nel proprio futuro. Sono stato intervistato e pubblicato su La Repubblica, è intervenuta la segreteria del presidente della Repubblica, il Mise, la Regione Piemonte, l'assessorato del Commercio di Torino e il presidente dei Giovani industriali di Torino. Nessuno però mi ha fornito un aiuto concreto, ho visto solo utilizzare la mia storia per puri scopi pubblicitari. Inutile dire che mi sono sentito preso in giro.

Purtroppo non posso mollare il progetto. A causa dei diversi debiti che mi sono addossato mi trovo come in una morsa e la situazione diventa giorno dopo giorno sempre più critica. Non solo dopo quasi un anno non sono riuscito ad avviare la mia attività; ho ricevuto anche lo sfratto dall'alloggio in cui risiedo, che a breve dovrò lasciare, e non ho un posto in cui andare a vivere.

Non voglio mollare soprattutto perché credo nel mio progetto, perché mi pare assurdo che, in un Paese dove le forze politiche si lamentano per l'esodo dei giovani come fenomeno drammatico, in realtà non si fa nulla per rimediare e per farci venire la voglia di rimanere in Italia. Mi pare assurdo che l'imprenditoria, soprattutto quella giovanile, non venga incentivata né in qualche modo premiata. Mi pare assurdo come un problema così reale e così potenzialmente pericoloso per il futuro non venga minimamente affrontato, ma addirittura offuscato da altre problematiche, a parer mio, di minore importanza e usate con il solo scopo di fare una continua campagna elettorale.

Proprio a causa dell'assenza di risposte concrete, ho deciso di far partire una campagna di crowdfunding a sostegno della mia attività e per poter trovare una nuova sistemazione abitativa. Purtroppo al momento la reputo l'ultima e unica strada da percorrere. Quello che chiedo è soltanto di aiutarmi a diffondere la mia storia e la mia iniziativa in modo da permettermi di riprendere in mano la mia vita e di potermi costruire un futuro dignitoso. Vi lascio il link alla campagna dove trovate anche la storia integrale del mio percorso prima da lavoratore dipendente e dopo da imprenditore.

Davide Panero