Il 27 novembre, a soli due giorni di distanza dalla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, si terrà a Roma presso la sede dell’Ilo – l’Organizzazione internazionale del lavoro – un’iniziativa unitaria di Cgil, Cisl e Uil incentrata sul tema della violenza nei luoghi di lavoro. “La violenza sulle donne – spiega Serena Sorrentino, della segreteria confederale Cgil – non è un tema privato, mai: né quando avviene tra le mura domestiche, né quando si esprime in tante forme nei luoghi di lavoro, quindi il tema deve essere affrontato con un concorso di interventi: normativo, formativo, ma soprattutto culturale. Ciò che non è mai tollerabile è l’assenza di un’esplicita condanna civile, oltre che morale, e la traduzione di questa in azioni coerenti nei comportamenti”.

Rassegna È questo il motivo per cui la Cgil ha esposto nelle sue sedi lo striscione “La violenza sulle donne è una sconfitta per tutti”?

Sorrentino Certo, lo striscione testimonia un atto di denuncia, ma anche la continua iniziativa del sindacato, oltre che delle donne nel contrasto al femminicidio, agli abusi e allo sfruttamento. Rompere gli imbarazzi, le complicità e le omertà che spesso coprono la violenza è fondamentale, soprattutto nei luoghi di lavoro. Perché è qui che la violenza assume forme inedite, a volte difficilmente leggibili e ancora più odiose quando si traducono nel ricatto per avere un lavoro e per mantenerlo o per avere il permesso di soggiorno e la possibilità di vivere in Italia, come nel caso delle lavoratrici migranti. Sappiamo bene quanto la precarietà faccia proliferare il fenomeno delle dimissioni in bianco, le molestie sessuali, indebolisca la sicurezza nei luoghi di lavoro e alimenti il mobbing e quanto i tagli alla spesa sociale influiscano sulla salute, sul carico familiare per l’assistenza e cura dei bambini, dei soggetti fragili e degli anziani e sugli effetti diseguali sulla previdenza. Il 27 novembre nel corso dell’iniziativa unitaria presenteremo una bozza di protocollo destinato alle imprese e alle istituzioni. Nel protocollo indichiamo la necessità di una legge quadro che consenta alle Regioni di legiferare, sostenere l’informazione e le campagne di sensibilizzazione, realizzare la formazione degli operatori della polizia e del settore pubblico. Ma non ci limitiamo a questo. Nel documento proponiamo anche l’attuazione efficace e completa del piano nazionale contro la violenza, sottolineiamo l’impegno nella contrattazione aziendale per la formazione di Rsu e Rls e affermiamo la necessità di norme nei contratti nazionali e aziendali per il superamento delle discriminazioni di genere.

Rassegna Come mai l’Italia non ha firmato l’accordo quadro europeo sulle molestie e la violenza sul lavoro e perché sarebbe importante aderire?

Sorrentino Anche questo chiediamo nel protocollo che presenteremo il 27 novembre, e cioè che venga recepito in Italia l’accordo quadro sulle molestie e sulla violenza sul luogo di lavoro firmato a Bruxelles nel 2007 dal sindacato europeo e dalle associazioni delle imprese. Ancora oggi esistono ostacoli perfino alla condivisione tra le parti della traduzione del testo, come spesso per la verità avviene nella trasposizione in lingua degli accordi in sede europea. In questo caso, si aggiunge la sottovalutazione del tema, ma la realtà ci dice che non c’è più tempo. Sarà il segretario generale della Cgil a chiedere ai ministri dell’Interno e del Lavoro nel corso dell’iniziativa del 27 di recepire l’accordo quadro europeo.

Rassegna Che ruolo giocano l’istruzione e la formazione nel contrasto alla violenza sulle donne, dentro e fuori dai luoghi di lavoro?

Sorrentino Un ruolo importante in ragione dell’essere l’istruzione e la formazione fonti di conoscenza che superano i pregiudizi e le convinzioni precostituite che generano fenomeni di violenza, perché hanno una funzione educativa nella comprensione delle differenze di genere e perché forniscono strumenti di prevenzione e contrasto ai comportamenti di violenza fisica e soprattutto psicologica. Nei luoghi di lavoro la formazione interviene su più livelli: consapevolezza delle lavoratrici sui propri diritti anche di crescita professionale, direzione aziendale attenta alle differenze e alla limitazione degli abusi ed emersione dei fenomeni discriminatori tra colleghi e nel luogo di lavoro.