Venti euro per 9 ore di lavoro nei campi. È quanto venivano pagati dei lavoratori stranieri, richiedenti asilo politico e ospiti nel territorio di Roggiano Gravina nel Cosentino, costretti a lavorare senza alcun rispetto delle norme di sicurezza ed in assenza di regolare contratto.

I carabinieri hanno arrestato stamattina (5 ottobre) un imprenditore agricolo di 44 anni, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal Gip presso il Tribunale di Cosenza per i reati di "intermediazione illecita" e "sfruttamento del lavoro".

Le indagini sono state avviate dopo alcune segnalazioni sulla presenza di un caporale che impiegava nel proprio fondo agricolo lavoratori provenienti dal Gambia, dal Bangladesh e dal Senegal, approfittando dello stato di bisogno in cui versavano, per sottoporli a condizioni di sfruttamento senza lo straccio di un contratto.

I militari hanno messo sotto osservazione alcuni terreni nel Comune di San Marco Argentano che, tra settembre 2017 e l'agosto 2018, hanno consentito di dare un nome ed un volto al caporale. L'uomo prelevava quotidianamente diversi extracomunitari da un centro di accoglienza straordinaria di Roggiano Gravina per condurli presso un fondo nel territorio di San Marco Argentano,

Attraverso videoriprese, i carabinieri sono quindi riusciti a documentare le pesanti giornate lavorative dei profughi, come confermato dalle dichiarazioni “precise, dettagliate e convergenti” successivamente raccolte. I lavoratori venivano prelevati all'alba, intorno alle ore 5, da un furgone condotto dal caporale, venivano portati sui terreni coltivati ad ortaggi e lavoravano ininterrottamente fino a 9 ore in un “contesto assolutamente degradante”. Le condizioni di lavoro imposte dal "padrone" consentivano soltanto una pausa di appena 30 minuti (nel caso gli immigrati avessero voluto consumare cibi portati da sé), senza mettere a disposizione degli sfruttati acqua per rifocillarsi ed in assenza di luoghi idonei per ripararsi dal caldo o bagni.

I carabinieri hanno anche potuto ricostruire un tentativo di deviare il corso delle indagini da parte dell'arrestato, che in diversi approcci con i migranti aveva provato a condizionarne i racconti per alleggerire le proprie responsabilità.