Ci vorrà qualche giorno per formulare un giudizio adeguato, di merito e quindi completo sul testo sottoscritto dal presidente del Consiglio Matteo Renzi e dal sindaco Brugnaro, il “Patto per Venezia”, poiché contiene realmente molti elementi da approfondire. È sicuramente positivo che si parli finalmente di investimenti su materie cruciali che non possono più essere rinviate ed è significativo che il tema dello sviluppo, proprio per l'unicità del contesto della nostra città metropolitana, non sia un argomento che si consuma unicamente nella discussione locale, ma che diventa materia rilevante per la politica nazionale sia sul versante dell'elaborazione e delle sinergie, sia sulla destinazione di risorse indispensabili e necessarie ad affrontare non solo le tante emergenze e le criticità di un territorio così complesso, ma anche una progettazione di medio e lungo periodo che risulta essere indispensabile per lo sviluppo e la prosperità collettiva.

Bene che la salvaguardia del centro storico, il porto, l'ultimazione dei marginamenti, il tema del turismo siano considerati temi non più rinviabili e da affrontare con determinazione, bene anche che si affrontino i temi di una ridefinizione delle competenze istituzionali sul territorio, con un rinnovato protagonismo della città metropolitana, permangono però alcuni dubbi che devono diventare prioritari proprio per il buon esito del patto.

1. Restiamo ancora in attesa di un ripensamento della Regione sulle deleghe all'urbanistica sottratte alla città metropolitana e riteniamo che il Patto rafforzi questa necessità e che renda ancora più urgente il conferimento della materia alla città metropolitana.

2. È importante che il signor sindaco convochi il sindacato confederale al fine di esporre quali siano le direttrici lungo le quali impostare l'immediata cantierizzazione di quanto previsto;

3. Chiediamo l'urgente convocazione del tavolo per Porto Marghera e soprattutto che i soggetti che ne fanno parte, da subito, si mettano a disposizione per mettere a frutto ciò che è contenuto nel Patto. Non c'è più tempo e neppure alibi perché ciò non avvenga. Il governo di questa fase deve essere assegnato ad una assise collegiale, che sia la rappresentazione degli interessi in campo, istituzionali, produttivi e del lavoro e non presa da singoli delegati. La storia recente ha insegnato molto al nostro territorio.

4. Chiediamo al Comune di farsi promotore di un incontro con le parti sociali, le istituzioni e gli enti di sorveglianza, per l'elaborazione di un ulteriore patto per Venezia ma sul tema della regolarità del lavoro, della trasparenza degli appalti, del lavoro dipendente che deve allontanare l'utilizzo improprio dei voucher e soprattutto per il costante monitoraggio e la verifica che le risorse stanziate non diventino alimento della criminalità e del malaffare, ma che vengano impiegate tutte per le opere e basta. Evitiamo che questa opportunità prenda la strada delle molte occasioni perse dell'ultimo periodo. Va siglato un accordo a Venezia, il “Patto per il buon lavoro e la legalità” che deve diventare patrimonio di tutta la città metropolitana.

5. Va chiarito anche quale impatto il “Patto” apporterà alla città metropolitana tutta e quindi come potrà trovare la giusta dimensione dentro al piano strategico metropolitano, di cui si parla molto ma che ancora risulta essere oggetto misterioso e sconosciuto.

6. Chiediamo l'istituzione del tavolo per il turismo di Venezia, con il coinvolgimento del sindacato confederale.

Il sindacato vuole fare la sua parte ma deve essere messo nella condizione di poter agire. Per questa fase non serve proprio l'uomo solo al comando. Facciamo in fretta e dimostriamo la volontà comune di dare sviluppo e prosperità al nostro territorio.

Enrico Piron è segretario generale della Cgil Venezia