Il Documento di economia e finanza descrive una programmazione economica senza alcuna ambizione di recuperare i livelli di crescita e occupazione pre-crisi, e di tracciare la rotta verso un nuovo modello di sviluppo più intelligente, inclusivo e sostenibile”. È quanto si legge nella premessa del documento illustrato quest'oggi dal segretario generale della Cgil Susanna Camusso in audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sul Def 2017 (qui il documento integrale della Cgil).

La confederazione di corso d’Italia rileva che il quinto e ultimo Def di questa legislatura è “caratterizzato dalla continuità delle politiche messe in campo”, politiche “che non hanno avuto quel tratto espansivo necessario a far ripartire il Paese”.

Per la Cgil “il governo prevede per l’Italia una crescita irrealistica, benché le analisi di tutte le principali istituzioni, nazionali e internazionali, riportino un contesto di incertezza per il commercio internazionale e la crescita globale”.

Dal punto di vista macroeconomico, in casa Cgil “desta forte preoccupazione la programmazione di un tasso di disoccupazione pari all'11,5% nel 2017 (mentre nel Dpb era 10,8%) e mai sotto il 10% fino al 2020”. Il tasso di occupazione, invece, “non arriva mai al 60% negli obiettivi del governo – segnala il documento sindacale –. Si programma, inoltre, una riduzione dei salari reali (-1,6 punti cumulati di scarto tra costo del lavoro e deflatore dei consumi dal 2017 al 2020) e la riduzione della quota del lavoro (misurata come forbice tra retribuzioni e produttività)”.

La Cgil stigmatizza la scelta del governo “di continuare con le misure di austerità” e di ribadire “una politica economica liberista”. Inoltre, rileva ancora la confederazione, “affermare la continuità con ‘le politiche economiche adottate sin dal 2014, volte a liberare le risorse del Paese dal peso eccessivo dell’imposizione fiscale e a rilanciare al tempo stesso gli investimenti e l’occupazione, nel rispetto delle esigenze di consolidamento di bilancio’, rappresenta una sorta di missione impossibile, confermata dalle stesse previsioni del governo sulla crescita (sostanzialmente in stallo) e sui livelli di disoccupazione/occupazione”.

Sul fronte Ue “non si accende alcuna ‘vertenza’ europea, malgrado le numerose dichiarazioni del governo a favore di una politica più espansiva”. E non è casuale che il governo individui “il famigerato ‘pareggio di bilancio’ strutturale già al 2019”, ma non prenda “alcuna posizione politica sulla possibilità di non ratificare il Fiscal Compact nei Trattati europei entro il 2017 (anno di scadenza)”, sottolinea l’analisi del sindacato.

La Cgil segnala e denuncia “nuovi tagli alla spesa e aumenti iniqui delle tasse”. Inoltre il Def prevede “un’ulteriore riduzione della spesa sanitaria, assoluta e in percentuale del Pil, rispetto alle già allarmanti previsioni del Def 2016”.

Manca, per la confederazione, “un progetto organico di riforma del sistema fiscale all’insegna della progressività”. E le risorse per il rinnovo dei contratti delle pubbliche amministrazioni “appaiono incerte”.

Sul fronte del lavoro, la Cgil continua ad affermare che “occorre un Piano straordinario per l’occupazione giovanile e femminile”. “Rilanciare un piano di investimenti pubblici come quello proposto con il Piano del lavoro – avviando anche la discussione sulla revisione delle regole europee per escluderli dal deficit – è fondamentale per far uscire il paese dalle secche della bassa crescita”.

Occorre rimettere al centro il lavoro – conclude il documento della confederazione –. Per questo la Cgil ha avanzato una proposta di riforma strutturale del mercato del lavoro con la Carta dei diritti universali del lavoro che, essendo incardinata in Parlamento, dovrebbe rientrare nelle riforme da realizzare nei prossimi anni”.