I tagli del governo Monti al sistema sanitario nazionale, sommati a quelli del precedente governo Berlusconi, hanno colpito l’Umbria con per circa 180 milioni. “L’agenda Monti ha direttamente messo in discussione la sostenibilità del sistema volendo aprire le porte alla privatizzazione della sanità – si legge in un comunicato a firma Mario Bravi e Raffaella Chiaranti, rispettivamente segretario generale e regionale della Cgil Umbria – . E prefigurando in sostanza una sanità povera per i poveri ed una sanità ricca per i ricchi. La Cgil intende contrastare questo disegno ad ogni livello. Qualunque indebolimento del SSN porta oggettivamente acqua a questo progetto con il rischio di togliere ai cittadini uno dei diritti fondamentali di cittadinanza: la tutela del diritto alla salute”.

Anche per questo, continua il documento, “abbiamo condiviso, segnalando alcune criticità, l’impianto della riforma sanitaria del 12 novembre 2012 che è diventata legge regionale 18. Fatta la cornice ora ci interessa il quadro. Quella riforma è tutta da realizzare e dal modo, dalle scelte o non scelte che si faranno, dipenderà se l’Umbria fra pochi mesi avrà o non avrà più un sistema sanitario regionale con il livello di efficienza di questi anni. I problemi che vanno affrontati richiedono un pieno coinvolgimento delle forze sociali e dell’opinione pubblica”.