Mantenere e allargare la rappresentanza, in un mondo del lavoro sempre più frammentato e tenuto ai margini del dibattito pubblico. Il tutto in un Paese lacerato dalla paura, che alimenta vecchie intolleranze e nuove forme di autoritarismo. E’ questa la sfida del sindacato, così com’è stata tracciata dalle parole della segretaria generale Francesca Re David che hanno aperto i lavori del XXVII congresso nazionale della Fiom Cgil (“Per l’uguaglianza”),  iniziato oggi (12 dicembre) a Riccione, e che andrà avanti fino al 15 dicembre.

La memoria, in questo contesto, diventa uno strumento decisivo, perché “non è una mummia da conservare in bacheca, ma serve per rammentarci ciò che siamo e per costruire ciò che saremo”. Così come decisiva diventa anche “la consapevolezza del mondo intorno a noi”, e delle “nuove forme che assumono i vecchi pericoli”: nazionalismi, caccia allo straniero, razzismo. Minacce “che si nutrono dei problemi che la nostra gente vive oggi e delle crisi che spezzano la coesione sociale”. E che crescono a dismisura, quando il lavoro è più povero e meno tutelato. Secondo Re David, quindi, l’obiettivo del sindacato dev’essere una battaglia contro “ingiustizie e frantumazioni”, e anche per questo la Fiom ha voluto dedicare il proprio congresso all'uguaglianza: “Il valore dell'uguaglianza è il solo che ci permette di affrontare l'offensiva contro i diritti e le condizioni dei lavoratori”, che in questi anni è stata “globale, fortissima e alla cui altezza non sempre siamo stati capaci di essere”. Bisogna dunque “spezzare il meccanismo della concorrenza tra lavoratori, ritrovare e mettere al centro dell’azione l'interesse comune e l'azione comune”. La battaglia antirazzista e quella per i diritti devono essere tenute assieme, perché “la lotta contro il razzismo non va affrontata solo come una campagna di solidarietà ma come la necessità di spezzare la concorrenza tra lavoratori, partendo dalle condizioni di lavoro”.

La lunga crisi da cui l’Italia non è ancora uscita ha reso questi obiettivi molto più difficili, perché ha ridefinito sia le condizioni di lavoro che i rapporti di forza. L’elenco delle conseguenze stilato da Re David è lungo: precarietà, contratti di somministrazione, catena degli appalti, attacco al contratto nazionale, delocalizzazioni, salario individuale, esigibilità e comando su orari e prestazione, “fino all'attacco al diritto di sciopero e alle pressioni contro la prevenzione che provocano gli incidenti”. In senso generale, si è assistito a una “grande svalorizzazione del lavoro, dettata da una cultura che nega il lavoro come soggetto autonomo e diventa condizione necessaria per il suo impoverimento, per la sua riduzione a pura merce”. Oggi, per la Fiom, l'unica possibilità per contrattare la condizione del lavoro “nell'appalto più degradato come nella più sofisticata filiera tecnologica”, è quello di sempre: “Ricostruire l'unicità della catena produttiva, riconquistare quel sapere collettivo e su questa base organizzare, contrastare, contrattare”.

Questo vale tanto più in un epoca in cui “il contratto nazionale è sotto attacco”, e il lavoro è stato “cancellato dalla scena pubblica, persino negato nella sua esistenza materiale”, salvo poi “essere rappresentato come dramma individuale”. Ma si stratta di una mistificazione della realtà, “una bugia di successo”, riprodotta nella vulgata sull'industria 4.0, secondo la quale la fabbrica sarebbe “roba residuale”. Le vere scommesse del sindacato, dunque, riguardano la difesa del contratto nazionale, la riduzione dell’orario di lavoro e la difesa e la qualificazione del welfare aziendale per tutti.

“Tra Fiom e Cgil - ammette ancora Re David - negli anni recenti ci sono state divergenze non irrilevanti. Sul ruolo dei contratti, su importanti vertenze, sulla relazione col mondo politico, sul rapporto democratico con i lavoratori”, ma è sempre stata una discussione di merito, “un confronto tutto sindacale”. “Partendo da punti di vista distinti abbiamo conquistato un congresso unitario”, ha detto -. Che non significa unanime, “ma in grado di valorizzare le differenze, i percorsi, le autonomie di categoria, allargando e non certo mettendo sotto tutela la capacità di iniziativa e partecipazione nella relazione vitale con i lavoratori e la società civile”.

La confederalità, in ogni caso, resta “la prima delle condizioni per costruire la coalizione dei lavoratori”, e “la ricerca di sintesi oggi è fondamentale”. In questo percorso, si è costruita una nuova unità. I risultati sono la Carta dei diritti, la ripresa di dialogo nelle assemblee, l'iniziativa sulle pensioni dopo la legge Fornero, la raccolta di firme per i tre referendum, oltre alla campagna elettorale per il no al referendum costituzionale. “Siamo felici e orgogliosi di questo percorso – ha continuato Re David -, perché in esso la confederazione è cambiata e cresciuta”. Ed è questo “il metodo che dovremmo applicare alla ricostruzione di una nuova coalizione dei lavoratori per superare le divisioni che impediscono l'espressione di quella soggettività del lavoro indispensabile per poter criticare efficacemente l'esistente e cambiarlo”.

Ridare soggettività al lavoro oggi, però, vuol dire anche battersi contro la disintermediazione “che questo governo persegue in continuità con quelli precedenti di centro-sinistra e di destra”. Il governo in carica seguendo un contratto di stampo “privatistico” in sostituzione di un vero e proprio programma, rende infatti “il confronto con soggetti esterni quasi impossibile”, anche se molti degli iscritti ai metalmeccanici della Cgil hanno votato Lega o Movimento 5 Stelle. La Fiom, però, vuole essere “ferma sui principi fondamentali e giudicare nel merito l’azione del governo”. L’esecutivo, però, non sembra interessato “a dare ascolto alle ragioni del lavoro, contenute nel documento unitario”, “un elemento che si ripete”. Non è quindi un caso se il Def, “per quel che ne sappiamo a oggi, non cambia di un millimetro la totale assenza di politiche industriali che ha caratterizzato tutti i governi degli ultimi vent'anni”. La “quota 100” sulle pensioni, invece, risponde positivamente solo ai problemi di una limitata fascia di lavoratori”, ma “non c’è alcuna soluzione positiva per le donne, i giovani, e per chi ha avuto lunghi periodi di cassa integrazione o disoccupazione”. Quanto al reddito di cittadinanza, poi, “il diritto al reddito di chi non ha lavoro deve andare insieme alla creazione delle condizioni affinché il lavoro ci sia davvero, sia accessibile, sia tutelato nei momenti di crisi, sia dignitoso. Altrimenti si trasforma in sussidio di povertà accettata come strutturale e inevitabile”. Sulle vertenze Ilva e Bekaert, invece, il ministro del Lavoro Di Maio si è comportato “correttamente”. Lo stesso non può dirsi per quanto riguarda vertenza Industria italiana autobus.

Tutte queste vertenze, tra l’altro, hanno visto la Fiom “insieme a Fim e Uilm” e l’unità dei lavoratori ne è stata “un punto di forza”. Anche se sul contratto specifico di Fca “ci siamo divisi e rimaniamo distanti”. In ogni caso, l’unità rimane “un valore da costruire insieme alle lavoratrici e ai lavoratori, e questa costruzione ha come cemento la pratica della democrazia”. Le diverse culture sindacali “possono trovare sintesi radicandosi nella relazione democratica con i lavoratori, a partire dalla consultazione e dal voto su accordi e contratti che li riguardano”.

Per quanto riguarda il percorso congressuale della Cgil, Re David ha poi detto di condividere la proposta di Maurizio Landini come prossimo segretario generale avanzata da Susanna Camusso, perché è una proposta “in grado di parlare fuori e dentro la Cgil, a chi rappresentiamo e a chi vogliamo rappresentare”

La segretaria della Fiom ha concluso il suo intervento con la proposta avanzata al congresso e ai segretari generali di Fim e Uilm di riunificare le lotte in una grande mobilitazione unitaria. “In questi mesi - ha detto - noi abbiamo reagito alle morti sul lavoro, al razzismo, abbiamo lottato per per rivendicare ammortizzatori sociali, la centralità di politiche industriali assenti da troppo tempo, per l’intervento pubblico come volano dell’economia, per diritti sociali e diritti ambientali, innovazione e benessere delle persone. Abbiamo condiviso il documento Cgil, Cisl e Uil sul Def che è una piattaforma verso il governo e offre elementi di discussione nei confronti delle imprese”. Ora per la segretaria generale della Fiom, è giunto il momento “di connettere e riunificare le iniziative e le lotte dando la centralità che sempre hanno avuto nel nostro Paese alle lavoratrici e ai lavoratori metalmeccanici”. “Costruiamo una grande manifestazione nazionale - ha concluso - per dare valore e riconoscere centralità al lavoro industriale nel necessario e urgente cambiamento sociale e del lavoro”.