“L'accordo che è stato raggiunto dai segretari dei partiti che sostengono il governo con il presidente del Consiglio non va modificato” sostengono Tiziano Treu e Cesare Damiano in un articolo su L’Unità, a proposito dell’“utile compromesso che si è raggiunto sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori”. “Aver ripristinato anche per i licenziamenti per motivo economici la possibilità per il giudice, accanto al risarcimento, di reintegrare il lavoratore, ha riconsegnato all'articolo 18 un potere di deterrenza nei confronti dei licenziamenti facili che renderà più sicuri i lavoratori soprattutto nel momento dell'attuale crisi”.

Invece si può intervenire, sostengono i due esponenti del Pd, sul terreno delle riforme relative allo Stato sociale. Si cercherà di “migliorare i nuovi ammortizzatori sociali avendo un occhio di particolare riguardo ad alcune situazioni di sofferenza: il Mezzogiorno, i lavoratori del settore agricolo, i giovani del lavoro precario”. E ancora: occorre “fissare una demarcazione che distingua le prestazioni di lavoro genuinamente autonome da quelle di lavoro autonomo mascherato: ad esempio le finte partite Iva, i finti associati in partecipazione e il finto lavoro a progetto”. Si deve poi “intervenire sul lavoro femminile. Abbiamo proposto una normativa più semplificata per la tutela dalle dimissioni in bianco e proponiamo che le tre giornateì di congedo dei padri per l'assistenza dei figli non venga scorporata dai permessi delle madri”.