Le previsioni del Governo, contenute nel Def, indicano una crescita per l’Italia del'1,1% per l'anno in corso e del'1% per il 2018. L’Ocse conferma la crescita del'1% del Pil italiano per il 2017, anche se taglia le previsioni per il 2018 dal'1% allo 0,8%. Anche l’Irpet, istituto do ricerca della Regione Toscana, nell’annunciare l’aumento dell’occupazione (+14.2% i tempi determinati e -0.2% gli indeterminati) lascia intendere che il peggio è alle spalle.

Tutti parlano di fine della crisi, ma in Toscana la crisi c’è e si fa sentire. Occorre allora fare un po' d’ordine. Certamente ci sono aziende pronte ad investire. Rassicuràti al momento dal presidente della Nuovo Pignone circa la preoccupazione che ci era stata procurata da alcune notizie di stampa, e in attesa del massimo di chiarezza chiesto all’azienda dalla Fiom nazionale, restano i progetti importanti di General Electric su Piombino e Carrara che fanno parte di un accordo di programma fortemente voluto dal presidente della Regione Toscana e dai sindacati. Sono investimenti che porterebbe posti di lavoro in settore nuovi come quelli dell’assemblaggio e spedizione via mare.

Ci sono però anche i dati allarmanti. Il numero di addetti a tempo indeterminato è passato dai circa 807 mila del II trimestre 2016 a 805 mila di oggi, mentre i contratti a termine sono passati da 185 a 212 mila. Fino a poco tempo fa, avevamo una crisi diffusa sulla costa e a macchia di leopardo all’interno della Regione, ora la macchia si sta allargando. Dal primo di luglio al 30 Settembre, quindi nei tre mesi estivi, sono stati aperti, presso l'Unità di crisi della Regione Toscana, 9 nuovi tavoli, oltre ai 28 già aperti che coinvolgono 1.550 dipendenti. I posti di lavoro a rischi 355, il 91 per cento nell’industria, il 5 per cento in agricoltura commercio e ristorazione, mentre il trasporto è al 3 per cento.

Nel 32 per cento dei casi si tratta di aziende con stabilimenti in Toscana, mentre il 68 per cento ha unità produttive stabilimenti anche extra regione. Ci sono nomi veramente importanti, come Abb Power One di Arezzo, Aferpi, Seca, Elettra di Piombino, Unicoop Tirreno, la Sannini di Impruneta. Sono solo alcuni esempi, ma la crisi sta entrando o si aggrava si aggrava in settori particolari quali legno, lapideo e cemento, laterizi.

Nella zona di Impruneta sono state chiuse tra il 2015 e il 2016 ben 8 aziende con la perdita di circa 200 posti di lavoro. In crisi c'è anche un prodotto di valore enorme come quello del cotto, esportato in tutto il mondo e utilizzato anche per la cupola del Brunelleschi. Si perdono posti di lavoro che non saranno più recuperati e abbiamo e continueremo ad avere un elevato numero di disoccupati con a disposizione pochi mesi di ammortizzatori sociali con cui vivere.

Fortunatamente nell’economia e nel mercato del lavoro toscano almeno un elemento positivo c'è: l’aumento dell’occupazione, ancorché non stabile, è trainato dalle donne, con 17 mila unità in più (+2,4 per cento) nel 2° trimestre del 2017.

Mirko Lami è membro della segreteria Cgil Toscana