Dopo oltre otto mesi, la vertenza della centrale elettrica “Tirreno Power” di Vado Ligure, in provincia di Savona, continua a far parlare di sé. Anche dopo l'incontro del 23 dicembre scorso alla Presidenza del Consiglio dei ministri nel corso del quale si era condivisa la necessità da parte del Governo, istituzioni, azienda e sindacati di emanare un provvedimento che consentisse la continuità produttiva della centrale attraverso tempi ragionevoli di applicazione delle nuove prescrizioni, nel rispetto della compatibilità ambientale secondo criteri di trasparenza e garanzia degli investimenti ufficializzati dall'azienda.

“A valle dei due decreti emessi il 31 dicembre 2014 dai ministeri dello Sviluppo Economico e dell'Ambiente – scrivono Cgil, Cisl, Uil e i segretari generali di Filctem, Flaei, Uiltec in una lettera inviata al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, on. Graziano Delrio - e in considerazione dei tempi stringenti delle vicende legate alla situazione finanziaria della società ‘Tirreno Power’, chiediamo di ottemperare agli impegni comunemente concordati mediante apposito provvedimento nel più breve tempo possibile. Ciò – concludono i sindacati - al fine di dare inizio ai lavori di ambientalizzazione dell'impianto, dando al contempo le necessarie sicurezze sociali, occupazionali e ambientali al territorio, visto che la tensione tra i lavoratori sul territorio diventa ogni giorno sempre più difficile”.

La “crisi” della centrale, iniziata la scorsa primavera, sembrava essersi risolta appunto a dicembre, quando la conferenza dei servizi aveva rilasciato l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), approvando a maggioranza le indicazioni del gruppo istruttore per la realizzazione dei lavori per il contenimento delle emissioni in un’unica fase, contestuali cioè al riavvio dell’attività. Un passaggio poi formalizzato dai decreti ministeriali di fine anno citati dalle organizzazioni sindacali.

Pur avendo alle spalle investitori importanti come Gdf-Suez e Sorgenia, la Tirreno Power sta attraversando una grave crisi: è infatti in corso una trattativa per ristrutturare i circa 875 milioni di indebitamento lordo e i 50 milioni di indebitamento per firma. Proprio la centrale di Vado era tra le più remunerative del gruppo e l’azienda puntava su questa per investimenti che avrebbero risollevato le proprie sorti. Per questo, ribadiscono i sindacati, bisogna fare presto.