“La fiducia nella giustizia è un fondamento della convivenza civile, ma a volte si ha l'impressione che la legge per qualcuno, ossia i dirigenti di una multinazionale, sia più uguale che per altri, cioè i lavoratori che hanno perso la vita, mentre erano di turno in una fabbrica priva di misure di sicurezza”. Così il segretario confederale Cgil Fabrizio Solari commenta le ultime notizie relative al processo Thyssen, dopo l'udienza davanti alla quarta sezione penale della Corte di Cassazione, riunita oggi (venerdì 13 maggio) a Roma in camera di consiglio, in cui il sostituto procuratore generale Paola Filippi ha chiesto l'annullamento con rinvio delle condanne inflitte per omicidio colposo plurimo nel processo di appello bis ai sei imputati, allo scopo di una nuova determinazione delle pene e ai fini del bilanciamento delle circostanze attenuanti generiche. Il processo, come noto, riguarda il rogo del 5 dicembre 2007 alla ThyssenKrupp di Torino, in cui morirono sette operai. 

“Gli infortuni e i morti sul lavoro continuano ad aumentare, e dare un segnale di tolleranza in tale direzione, annullando le condanne e rimandando il giudizio, sarebbe ingiusto e sbagliato” continua Solari: “Il rogo del 2007 ha ucciso sette operai che stavano lavorando in uno stabilimento in via di chiusura, dove gli impianti non si erano fermati, nonostante le norme sulla sicurezza non fossero più rispettate”. Le pene per i sei imputati, conclude il segretario confederale Cgil, “sono già state mitigate, con una riduzione della portata storica della sentenza di primo grado. Dopo otto anni non sarebbe accettabile un ulteriore rinvio a un nuovo processo, con la possibilità di nuovi sconti di pena: la giustizia non può aspettare”.

Anche la Fiom Cgil commenta la richiesta del Procuratore generale, sottolineando che “in Italia si discute tanto della giustizia, ma mai di una giustizia che condanna i colpevoli dei morti sul lavoro”. Per il sindacato dei metalmeccanici “ormai nella magistratura l'attenzione dovuta al rispetto dei diritti sul lavoro, e soprattutto del diritto alla vita dei lavoratori, è andata via via diminuendo fino ad arrivare alla vergognosa, così deve essere giudicata, richiesta del sostituto Procuratore della Cassazione". La Fiom, conclude il comunicato, “non accetta e non subirà in silenzio questa richiesta e chiede a tutti, dalle forze politiche al mondo della cultura, agli stessi componenti della magistratura, di appellarsi pubblicamente al collegio giudicante affinché decida diversamente da quanto richiesto dal Procuratore generale per il rispetto dei lavoratori morti e dei diritti di tutti i lavoratori”.