È una vertenza che coinvolge un intero territorio e che rischia di mettere definitivamente in ginocchio l'economia di tutta una provincia. Per questo le ricadute del caso giudiziario Tecnis allarmano non poco lavoratori e sindacati di Catania. Cgil, Fillea e Fiom provinciali lo hanno detto detto chiaro e tondo in un'assemblea pubblica che si è tenuta lo scorso 30 marzo, e nella quale si è tentato chiarire una situazione molto complessa, nella quale rischiano di naufragare migliaia di posti di lavoro.

Il caso giudiziario.
Qualche giorno fa è arrivata la notizia che le 24 società collegate al gruppo a sono state poste in amministrazione giudiziaria. Sotto controllo della magistratura sono finiti il Consorzio Stabile Uniter, Salerno Porta Ovest, Cuma, Medio Sarno, Nord Sud, Salaria, San Marco, San Quirico, Spoleto, Ternirieti, Tiburtina, Calata Bettolo, Metro Catania, Gubbio, Sangro, Cogip Infrastrutture, Gestioni immobiliari, Gardenia, Immobiliare Monte dei Cocci, Ospedale della Piana Gioia Tauro, Ospedale della Sibartide, Marina di Naxos, Porto turistico Marina di Ragusa e Risanamento San Berillo. 

Un vero e proprio domino, che ha coinvolto i tre gruppi maggiori, Tecnis Spa, Artemis Spa e Cogip Holding Srl, che già erano stati sottoposti ad amministrazione giudiziaria lo scorso 12 febbraio. Le tre società sono riconducibili agli imprenditori Mimmo Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice, indagati nell’ambito delle inchieste ‘Dama Nera 1 e 2’ della Procura di Roma su presunti tangenti all’Anas. I due imprenditori indagati per turbativa d’asta e corruzione sono tornati in libertà il 22 marzo scorso. Erano agli arresti domiciliari dal 22 ottobre del 2015. 

Le ricadute sul lavoro.
I lavoratori Tecnis, però, devono ancora ricevere cinque mensilità arretrate: due del 2015 e tre del 2016. Ma c'è di più. La Tecnis ha un ruolo strategico complessivo per Catania e la sua provincia, per le aziende che dipendono dalla società e per i cantieri aperti. Ci sono operatori edili, metalmeccanici e del commercio impegnati giornalmente affinché i cantieri progrediscano, e se questo apparato di imprese crollasse, trascinerebbe con sé l'intera economia della città. 

I fornitori che operano nella sola provincia di Catania, le cui attività sono fondamentali per la prosecuzione delle opere in cantiere, devono infatti ricevere più di 11 milioni e 660 mila euro. Sul fronte dei metalmeccanici, invece, sono almeno 150 i lavoratori coinvolti. Se le scadenze non venissero rispettate, secondo i sindacati, occorrerebbero più di 20 anni di tempo per recuperare. 

Le richieste dei sindacati. 
Cgil, Fillea e Fiom Cgil di Catania, nell'assemblea del 30 marzo, hanno parlato chiaro: la partita Tecnis non può essere perduta, né lasciata al proprio destino. In parole povere, l'azienda deve continuare a produrre ed essere messa nelle condizioni di pagare quanto dovuto a fornitori e subappaltatori. Anche perché “la Tecnis non è in crisi per l'intervento della magistratura. Lo era, a prescindere, da prima”.

Il sindacato quindi auspica che i ricavi dell’appaltatore pubblico (i cosiddetti Sal, stato avanzamento lavori) siano effettivamente canalizzati verso la remunerazione di tutti i soggetti che li hanno generati o che hanno contribuito a generarli, e cioè lavoratori dell'appaltatore così come lavoratori dell'indotto e forniture. Un meccanismo non solo eticamente corretto, ma anche conveniente sul piano dell'economia territoriale. Anche le opere ne beneficerebbero: se le imprese non vanno in default, i cantieri hanno più probabilità di essere ultimati. 

Ma la Cgil, la Fillea e la Fiom chiedono anche che venga impedito che i crediti ceduti alle banche ed altri soggetti finanziari possano andare a coprire passività diverse, non direttamente collegate alla specifica commessa che la banca o l’intermediario finanziario ha finanziato caso per caso.