È sempre più grave la situazione della catena di supermercati Tuodì (ex Dico), che annovera circa 4 mila dipendenti e 400 punti vendita dislocati in 16 regioni italiane. La società è travolta da una pesante crisi debitoria, stimata sui 350-400 milioni di euro, e nulla si sa delle sue prospettive. I sindacati hanno indetto una giornata di sciopero nazionale di quattro ore per sabato 8 luglio; nel Lazio lo stop sarà di otto ore, mentre a Roma si svolgerà anche un’assemblea sindacale, a partire dalle ore 9, presso una sede Cgil (in via Buonarroti 12).

L’incontro tra sindacati e proprietà, tenutosi giovedì 6 luglio a Roma (presso la sede di Confcommercio), non ha prodotto l’effetto sperato. “La vertenza Tuodì Dico si fa sempre più difficile” spiegano Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs: “La situazione del gruppo è precipitata nelle ultime settimane, che hanno visto scaffali vuoti in molti negozi a seguito di mancate forniture, dovute probabilmente alla forte situazione debitoria in cui versa la società”. Le tre sigle hanno anche stigmatizzato "lo scenario prospettato dai vertici aziendali attraverso la cessione a 'spezzatino' della rete vendita, che complicherebbe ulteriormente la situazione occupazionale senza alcuna garanzia sulla prosecuzione dei rapporti di lavoro".

All’incontro del 6 luglio, continuano i sindacati, l’azienda "ha manifestato la volontà di garantire la continuità dell’attività ormai paralizzata in molte realtà territoriali, in ragione della mancata fornitura delle merci. Ma l’incontro tanto atteso, che doveva rappresentare una concreta svolta per conoscere il futuro del gruppo non ha prodotto alcuna novità, piuttosto ha alimentato  le preoccupazioni già presenti". L'azienda, rimarcano, “si è presentata ancora a mani vuote, senza alcun piano industriale, come aveva invece garantito in un precedente confronto, volto a tutelare l’occupazione e il mantenimento dei punti vendita in odore di chiusura”. Ai sindacati, dunque, non è rimasto altro che proclamare lo sciopero. Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno anche subito chiesto al ministero dello Sviluppo economico di essere convocati con urgenza per salvaguardare l’occupazione, che ha informalmente comunicato ai sindacati la disponibilità al confronto.