È partita oggi (giovedì 21 luglio) da Lecce la campagna nazionale “Stop al Caporalato. Coltiviamo la legalità”, promossa da Cgil, Flai e numerose organizzazioni della società civile per la rapida approvazione del disegno di legge 2217 contro lo sfruttamento del lavoro in agricoltura. “La tratta di esseri umani e il caporalato rappresentano il terzo business delle mafie dopo droga e armi” spiegano i segretari generali leccesi di Cgil (Valentina Fragassi) e Flai (Antonio Gagliardi). “Il caporalato – aggiungono – non riguarda soltanto i braccianti stranieri: il business della tratta internazionale (con un giro di affari di decine di miliardi di euro) ha creato una condizione di assoggettamento e dumping salariale, comportando l’aggravamento delle condizioni di lavoro, lesivo della dignità umana, tra braccianti stranieri e italiani, senza distinzioni”.

La campagna si sostanzia in una petizione (lanciata appunto da sindacati e organizzazioni) che chiede la rapida approvazione del disegno di legge 2217 contro il caporalato (anche ricorrendo alla decretazione d’urgenza), il ridimensionamento nell'uso dei voucher esclusivamente per la remunerazione del lavoro occasionale e il rilancio della Rete del lavoro agricolo di qualità attraverso il coinvolgimento di tutte le parti sociali e il riconoscimento di agevolazioni fiscali per le imprese che producono e vendono nella legalità. Le firme saranno consegnate ai ministri di Politiche agricole (Maurizio Martina), Giustizia (Andrea Orlando) e Lavoro (Giuliano Poletti), e ai presidenti di Senato (Pietro Grasso) e Camera (Laura Boldrini). La campagna è promossa, oltre che da Cgil e Flai, anche da Progressi.org, Lavoro&Welfare, Arci, Consiglio italiano per i rifugiati, Asgi, Legambiente, Cittadinanzattiva e Unione forense per la tutela dei diritti umani.

Durante la conferenza stampa di presentazione della campagna è stato anche esposto il reportage fotografico di uno dei quotidiani sopraluoghi svolti dal sindacato nelle aree di Nardò e del Salento, in cui sono evidenti le condizioni gravemente precarie dal punto di vista dell’accoglienza: “Circa 200 lavoratori ammassati in aree senza servizi o ‘organizzate’ da presunti caporali, con ricoveri ricavati da teli in plastica e materiali di scarto” continuano Fragassi e Gagliardi: “Nel frattempo, nonostante l’impegno delle istituzioni, i campi allestiti sono ancora in gran parte non funzionanti. Preoccupante anche l’evidente presenza, oltre che di lavoratori, di donne straniere che sostano nelle aree probabilmente provenienti anch’esse dalla tratta di esseri umani”.

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La Flai ricorda anche che, nei prossimi giorni, sarà sottoscritto in Regione Puglia l’Accordo quadro attuativo del Protocollo sperimentale nazionale contro caporalato e lavoro nero. Tra gli impegni presi in questo accordo regionale c’è la presenza quotidiana, nei campi di accoglienza di Nardò e Foggia, della Tenda Rossa della Flai per dare assistenza ogni giorno ai lavoratori. “Nardò è diventato ingiustamente uno dei luoghi simbolo del caporalato e dello sfruttamento nel lavoro agricolo” riprendono gli esponenti sindacali: “Noi riteniamo, invece, che Nardò debba essere considerato il luogo simbolo di rinascita della lotta dei lavoratori per i diritti. Qui, con il sostegno della Flai e della Cgil, è stato organizzato il primo sciopero dei braccianti stranieri in Italia; qui è stata realizzata la prima sperimentazione di collocamento pubblico della manodopera agricola attraverso le liste di prenotazione del centro per l’impiego; grazie al lavoro quotidiano del sindacato e alla collaborazione dei lavoratori, è stato denunciato un sistema illecito di sfruttamento e di intermediazione nel lavoro agricolo ora oggetto di iter processuale”.

Il fenomeno del caporalato coinvolge circa 400 mila lavoratori agricoli, sfruttati nei campi per meno di 3 euro l'ora. Il giro d'affari illegale è valutato in circa 17 miliardi di euro. Per la Cgil e la Flai salentina “l’inserimento nel codice penale del reato di caporalato, il tavolo provinciale di coordinamento permanente per il lavoro stagionale in agricoltura in Prefettura a Lecce, e l’avvio della sperimentazione del Protocollo contro il lavoro nero e caporalato sottoscritto al ministero dell’Interno, sono conseguenze positive di una rivolta pacifica e sacrosanta dell’attuale generazione dei braccianti costretti a condizioni di lavoro e di vita insostenibili”.