"Si conclusa ieri con un mancato accordo la procedura di licenziamento collettiva aperta da Sky per 102 persone, 80 delle quali sono dipendenti nella sede romana". Così, in una nota, Riccardo Saccone, segretario generale della Slc Cgil di Roma e del Lazio. 

"Con quest’ultimo atto - continua - si certifica di fatto il drastico ridimensionamento della sede di Roma nonché la totale incapacità delle istituzioni, nazionali e locali, a incidere sulle decisioni di multinazionali che macinano ancora utili di tutto rispetto mentre scaricano sui propri dipendenti e sul territorio il prezzo delle loro scelte".

Per Saccone "è evidente come il frutto avvelenato del disastro di Almaviva dello scorso dicembre stia ormai imperando in settori dove, sino a oggi, il sistema di relazioni industriali e le oggettive condizioni economiche avevano evitato riorganizzazioni drastiche e licenziamenti di massa". Per il dirigente della Slc occorre davvero "una forte presa di posizione da parte di tutte le forze sociali e delle istituzioni. Occorre ribellarsi a questo cambio di strategia da parte delle aziende".

"Ormai rischiamo di assuefarci allo spettacolo di istituzioni che assistono inermi a multinazionali che perseguono con ogni mezzo piani di ristrutturazione senza senso dal punto di vista industriale e con altissimi costi sociali", afferma ancora Saccone, che continua: "Ieri Ericsson, oggi Sky, domani potrebbe essere il turno di British Telecom. Tutte aziende, peraltro, che godono di concessioni governative per esercitare le loro attività".

"Speriamo davvero che l’attivismo governativo sulla questione Fincantieri non rimanga confinato a quella vicenda mentre rischiamo di assistere a un ridisegno traumatico del sistema delle telecomunicazioni e di quello della trasmissione dei contenuti che potrebbe potenzialmente portare entro l’anno a un numero elevatissimo di esuberi e, complessivamente, a un costo sociale pesantissimo per il paese", conclude il segretario Slc Cgil.