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Fino a qualche anno fa i lavoratori della Sint di Filago, in provincia di Bergamo, erano più di 100, oggi sono 66 ma una nuova procedura di mobilità, aperta il 21 aprile, chiede di ridurli ulteriormente. Contro 35 nuovi esuberi e contro il rifiuto della direzione di fare ricorso alla cassa integrazione speciale si è tenuto, la mattina del 19 maggio, uno sciopero con presidio. L’azienda metalmeccanica, specializzata nella produzione di allestimenti di comunicazione visiva nei settori automotive, bancario, assicurativo e telefonico, poco più di un anno fa, a marzo, aveva presentato richiesta per l’ammissione a concordato preventivo in continuità aziendale. Il 13 dicembre 2016 il tribunale di Milano ha ammesso la società alla procedura. Nel frattempo, a metà dello scorso febbraio, si sono chiusi i due anni di Contratto di solidarietà. In questi anni, in occasione dell’apertura di diverse procedure di mobilità, una quarantina di lavoratori, fino ad ora su base esclusivamente volontaria, ha lasciato l’azienda.
“In questi anni l’azienda ha sempre utilizzato gli opportuni ammortizzatori sociali che hanno permesso di giungere a mobilità sempre volontarie, visto che i dipendenti hanno avuto il tempo di trovare nuovi posti di lavoro altrove o di avviare esperienze di auto-imprenditorialità” ha commento oggi pomeriggio Paola Guerini della segreteria della Fiom Cgil di Bergamo. “Ora invece stiamo assistendo a un brusco cambio di passo: nell’ultimo confronto interlocutorio tenutosi dopo l’annuncio dei nuovi esuberi, la Sint ci ha comunicato che non intende fare ricorso alla cassa integrazione, pur in presenza di tutti i presupposti per richiederla. Per noi si tratta di una scelta davvero incomprensibile”.
Oltre che preoccupata per i 35 posti di lavoro che verranno tagliati, Paola Guerini teme anche per chi resterà in azienda: “Viene da chiedersi come la Sint possa strutturarsi in futuro, dimezzando il proprio personale. Se la direzione che sta prendendo è quella di esternalizzare lavorazioni a contoterzisti della provincia, perché allora non provare a ragionare su una strategia di outplacement virtuoso, ricollocando il personale in esubero? Perché rinunciare a un anno di ammortizzazione sociale e, con fretta, tagliare l’organico? E cosa ne sarà dei 31 lavoratori che, alla fine, rimarranno?”. Intanto per lunedì mattina, 22 maggio, è stato proclamato un secondo sciopero. La prossima settimana, poi, è previsto anche un nuovo confronto con l’azienda.