Le organizzazioni sindacali Filcams Cgil e Fisascat Cisl di Siena e i lavoratori dicono ancora no alla chiusura dell’Enoteca Italiana di fatto comunicata dall’Amministratore unico Paolo Benvenuti. “Nell’ultimo incontro - spiegano i sindacati in una nota - l’amministratore non ha fatto altro che comunicare un ‘piano industriale di rilancio’ dell’Ente nazionale vini e il non pagamento delle mensilità arretrate dei dipendenti che da mesi aspettavano risposte; il tutto quindi, in estrema ma crudele sintesi, si sostanzia in due proposte che per noi sono inaccettabili”.

“Se la Regione Toscana - proseguono Filcams Cgil e Fisascat Cisl - si farà carico di un contributo straordinario di circa 1 milione di euro in tempi brevi, si eviterà forse la messa in liquidazione dell’Enoteca, cosa che a noi risulta molto improbabile sia per i tempi stretti che per la cospicua cifra da erogare, nonché per le modalità di erogazione che la Regione Toscana dovrebbe mettere in campo in vista anche delle ravvicinate elezioni regionali. Altrimenti verranno licenziati 9 dipendenti, verrà affidata a terzi (ad oggi a noi sconosciuti) l’Enoteca ed una parte molto residuale del personale verrà impegnata in una futura progettualità, anche se del tutto incerta e indefinibile”.

“La storia dell’Ente Nazionale Vini sembra quindi segnata: chiusura per debiti. - aggiungono le organizzazioni sindacali - Nell’ultimo incontro si è parlato di 4,5 milioni di euro al netto del recupero di possibili crediti e speriamo di vendita e non di svendita di immobili di proprietà dell’Enoteca”.

“La richiesta può sembrare ardita in questa nostra Siena - concludono i sindacati - ma siamo convinti che ci siano ancora le possibilità per non chiudere un altro pezzo di storia con tanti saluti alle realtà vitivinicole e turistiche, settori che tutti ci dicono essere l’unica ricchezza che possa garantire un futuro alla nostra provincia, in una parola il nostro petrolio. Pertanto invitiamo i nostri amministratori, a partire dai soci istituzionali, a cambiare rotta e a fare realmente quanto devono alla nostra realtà. Questo territorio, questo Ente, questi lavoratori, non meritano tutto ciò”.