"Faremo meno chilometri forse, ma abbiamo molta strada ancora da fare. Ci abbiamo sempre messo la faccia, a differenza di tanti altri, ed è per questo che continueremo a farlo. Pensiamo di avere il diritto-dovere di indicare quali sono le situazioni che rendono più difficile il nostro agire da sentinelle della legalità”. E' quanto ha detto Susanna Camusso, segretario Generale della Cgil, a Roma, a conclusione dell'ultima tappa del Viaggio della Legalità del sindacato di Corso d'Italia. L'iniziativa era partita lo scorso 27 ottobre da Milano nell'ambito della campagna nazionale “Legalità: una svolta per tutte”, e ha attraversato l’intera penisola.

“Un viaggio della legalità
- ha continuato Camusso - non è un astrazione, ma la consideriamo una precondizione del lavoro. Lo vorremmo dire ai tanti teorici del lavoro purché sia, che dimenticano spesso che un lavoratore che è in una condizione di non legalità è un lavoratore che è in condizioni di schiavitù. E' una cosa insopportabile in un paese civile. Quando si fa una legge sul lavoro che rende lecito infrangere la legge, si da' il messaggio che ci sono due pesi e due misure, che se sei ricco e potente puoi fare quello che vuoi e se sei povero e debole non lo puoi fare. Così si rendono legittimi comportamenti illegittimi. E' una logica sbagliata, vuol dire deresponsabilizzare tutti”.

Il segretario generale della Cgil
ha poi affermato: “Noi siamo di fronte a un mondo del lavoro con fasce crescenti di lavoratori poveri e intimoriti, che non riescono a vivere il lavoro come dovrebbe essere: una condizione di dignità e di libertà. E molti di loro sono lavoratori degli appalti. Io non ci sto a dire che da una parte si riducono i vincoli sul lavoro e dall'altra si fanno operazioni sugli appalti. Non è così. Perché le nuove norme sugli appalti saranno un nuovo veicolo all'illegalità. Noi vorremmo il rigore dell'etica dei comportamenti.”

“La riforma della Pubblica amministrazione è necessaria - ha concluso parlando di funzione pubblica il leader Cgil -, ma quella che si sta preparando non è una riforma. La P.a. è un struttura bloccata? Non c'è dubbio. Ha maggiore bisogno di controllo della politica? No, è l'opposto. La Pubblica amministrazione ha bisogno di profili professionali, non di nomine politiche. Per questo la riforma non va bene. Perché così la P.a. viene occupata e non riformata”.

LA GIORNATA
Prima del leader Cgil, erano intervenuti diversi esponenti del mondo politico, sindacale, istituzionale e della magistratura, coordinati da Gianna Fracassi, segretario confederale di Corso d'Italia.

“E' evidente - ha detto il ministro della Giustizia Andrea Orlando - che i corpi intermedi possono esercitare una funzione di filtro del confitto sociale in corso. Ma quello sui corpi intermedi è un discorso che va portato avanti insieme. Dobbiamo anche superare molti luoghi comuni, come quello secondo il quale l'atomizzazione sociale si supera attraverso il conflitto tra gli individui. Se non lo facciamo, il tema della legalità rischia di restare su un terreno sovrastrutturato. Invece dobbiamo affrontare il problema di fondo, che è quello di una democrazia e di istituzioni deboli, che permettono ai soggetti criminali di infiltrarsi. Per questo il discorso sui corpi intermedi va affrontato inseme e credo che il sindacato su questo fronte può dare un contributo importante”.

"Siamo giunti all'ultima tappa del pulmino simbolo della lunga e importante campagna per la legalità. La legalità continua ad essere urgenza per il nostro paese, per combattere la criminalità organizzata. Quanto al Lazio, abbiamo promosso 12 iniziative di sensibilizzazione e confronto sul tema della legalità, toccando il territorio e le periferie romane", ha invece affermato il segretario generale della Cgil Roma e Lazio, Claudio Di Berardino.

Alfonso Sabella, l'assessore alla Legalità di Roma Capitale
, nel suo intervento, ha poi detto: “A Roma si è creata un'organizzazione mafiosa. Non si trattava di mafie importate, Roma aveva generato un mafia originaria, tutta sua. Le proposte che la Cgil sta portando avanti nella sua iniziativa le approvo tutte, e stiamo provando a metterle in pratica. Perché negli ultimi anni la corruzione si è portata sempre più verso a burocrazia e non più verso la politica. Purtroppo negli ultimi 5 anni Roma Capitale ha marciato su una media di procedure non pubbliche di migliaia di unità a fronte di decine di gare a evidenza pubblica. Io sono convinto che un amministrazione debba essere flessibile, ma quando le urgenze diventano delle possibilità di agire fuori bilancio si eccede”.

“La prima corruzione di cui dobbiamo parlare a Roma è quella spicciola, quella faccia a faccia. In questi anni abbiamo arrestato o sospeso dal servizio decine di persone di tutte le categorie, delle Asl, delle forze dell'ordine, degli uffici del comune, protagoniste di un do ut des immediato. Per spostare un pratica da un tavolino all'altro si deve pagare”, ha detto invece nel suo intervento Giuseppe Pignatone, procuratore della Repubblica di Roma.

"Dobbiamo chiederci come mai nella pubblica amministrazione c'è un largo fenomeno di corruzione", ha de tto inoltre Giuseppe Pecoraro, prefetto di Roma. "Ci sono una serie di fattori - ha spiegato - sui quali anche il sindacato dovrebbe dire la sua: per esempio, l'attribuzione degli incarichi che è fondamentale nei rapporti tra il dirigente e il politico".

“Da questa iniziativa si capisce che siamo ad una svolta nel paese, si stanno mettendo in campo gli strumenti per affrontare alla radice questo problema. Noi di questi strumenti abbiamo assolutamente bisogno, però c'è un punto poco considerato: quello dei giovani. Fino a che noi non ci mettiamo in condizioni di colloquiare con i giovani e far loro comprendere che la classe politica sta lavorando anche per loro, di convincerli, non andiamo da nessuna parte”. E' quanto ha detto Guido Fabiani, Assessore Sviluppo economico e attività produttive della Regione Lazio.

"Il sindacato non può essere ritenuto utile solo perché siede a un tavolo per rinnovare un contratto, in un paese come l'Italia. Questo viaggio è la dimostrazione che c'è una funzione sociale, politica ed economica, c'è un'organizzazione che sa fare proposte e si assume delle responsabilità. Dobbiamo riuscire a dare una risposta immediata, ricordandoci che se non cambiamo il retroterra non avremo i risultati che ci interessano", ha infine detto Rosy Bindi, presidente della Commissione antimafia.