“Quando mi chiedono come mai oggi c'è di nuovo il razzismo, l'antisemitismo, io dico che ci sono sempre stati, solo che non era arrivato il momento storico, politico, in cui ripresentarsi con questi slogan. I corsi e i ricorsi storici non li ho inventati, sono una verità. Adesso questi sentimenti si possono di nuovo esprimere. Sono stati sdoganati”. Lo ha detto ieri la senatrice a vita Liliana Segre, ospite a Che tempo che fa, in occasione del Giorno della memoria, che si celebra oggi, 27 gennaio. 

È una data per non dimenticare, un monito. Il 27 gennaio, in tutto il mondo, si ricorda l'orrore dell'Olocausto del quale furono vittime milioni di ebrei, sterminati nei campi di concentramento nazisti. Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche della 60° armata del “1° Fronte ucraino” del maresciallo Ivan Konev, impegnate nell'offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, abbatterono i cancelli di Auschwitz.

“Per me (i 75 anni dalla liberazione, ndr) hanno un significato molto particolare – ha detto poi la senatrice Segre a Radio Vaticana –, perché io non ero lì, ad Auschwitz, quando i russi sono entrati e hanno scoperto quell'orrore. Io già da giorni stavo facendo la cosiddetta ‘Marcia della morte’ che durò mesi. Ho letto dopo la guerra che fummo quasi in 56.000, noi prigionieri dei vari campi, obbligati dai nazisti a lasciare quei luoghi dove stavano arrivando i russi. Quel giorno del 1945 quindi non ero lì: ero su una strada polacca, o su una strada tedesca, che mi trascinavo sulla neve, cercando di farcela ad andare avanti per non morire. Quando sono stata liberata io, ormai era primavera avanzata. Era la fine di aprile, forse i primi di maggio. Sulla liberazione di Auschwitz ho letto solo in un secondo momento, quando sono tornata alla vita cosiddetta ‘civile’. Trovo giusto, però, che quella data sia diventata un simbolo: sicuramente è un modo per fare memoria, è un modo perché nelle scuole si insegni – non so per quanto ancora – che cosa è avvenuto in quel luogo che è stato il peggiore fra tutti i campi di sterminio, se è possibile fare una graduatoria.

L'Onu nel 2005 indicò questo giorno come data ufficiale destinata all'organizzazione di iniziative e celebrazioni perché non si cancelli, e non si possa ripetere, una delle vergogne di cui si è macchiata la Storia e di cui, ancora in tanti, negano l'esistenza.

In Italia furono gli articoli 1 e 2 della legge 20 luglio 2000 n. 211 a definire le finalità del Giorno della memoria. “La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, Giorno della Memoria – si legge –, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. In occasione del ‘Giorno della Memoria’ di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico e oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere”.