“Maroni ha chiesto di sospendere gli accordi di Schengen. Sul tavolo c'è un'idea di Europa usa e getta, che si parli di accoglienza dei migranti o di bilanci di stato. Non possiamo piegare a piacimento i principi fondanti dell'Unione. La discussione su Schengen tra l'altro è una mistificazione, perché nel Mediterraneo ci sono situazioni di persone che vengono da un'area di guerra che si sta allargando tra il Medio oriente e il nord Africa”. A dirlo è Danilo Barbi, segretario confederale della Cgil, ai microfoni di Italia Parla su RadioArticolo1.

“Siamo parlando di molte persone che hanno il diritto allo status di rifugiati - ha continuato Barbi -. Vorrei ricordare che lo status di rifugiati non c'entra niente con Schengen, perché è regolato da uno degli articoli preliminari della Convenzione che si firma entrando nell'Onu. Ha a che fare con il diritto internazionale primario. Non stiamo parlando quindi di emigrazione da lavoro, è un problema più complicato, più strutturale. Shenghen non c'entra proprio niente”.

Ma sull'Europa si aggira anche lo spettro del debito greco. Standard & Poors è tornata ad abbattere la sua scure su Atene, mentre la Commissione europea ha bocciato le ultime proposte contenute nel piano greco. “Il piano - secondo il segretario Cgil - ha un elemento di evidenza: denuncia il fatto che si è creato un debito pregresso che è insostenibile per qualunque politica economica. Cioè è un debito impagabile. Gli interessi greci sono impazziti, e di essi beneficiava soprattutto chi aveva titoli pubblici, le banche private, in particolar modo francesi e tedesche. Queste banche sono state pagate dal Fondo salva-stati. Devo dire che il primo vantaggio economico del piano greco è che dice: guardate che se prendiamo nominalmente il debito e non c'è una strategia di abbattimento non è possibile pagarlo. Qualunque cosa noi facciamo, moriremo per ripagare quel debito. Ed è giusto, perché non è un debito sano ma si è formato con l'impazzimento degli interessi a causa della speculazione e del fatto che la struttura dell'euro non ha difeso i paesi".

Il problema, quindi, è la linea economica europea. Il no di Juncker a Tsipras non è tecnico, è politico. “Dal punto di vista delle competenze - ha concluso Barbi - nessun economista del mondo, neanche quelli più ortodossi e neoliberisti, può dire il contrario. Il piano greco pone il problema del debito, mentre tutti i piani della Commissione fanno finta che quel debito debba essere pagato, trascurando che il fatto che nel tempo cresce. Tutti sanno che è impossibile, quindi oltre a mettersi d'accordo sull'emergenza, bisogna mettersi d'accordo su un problema strutturale. Questo dice il governo greco e su questo nessuno può dargli torto, anche dal punto di vista tecnico. La questione è invece politica, cioè riguarda le ricette che propone il governo greco. Le ricette della troika sono state, anche tecnicamente un autentico disastro, il debito è peggiorato e la disoccupazione è passata dal 12 al 27%. Come si fa a dire che il problema è tecnico? La Commissione europea non mette in discussione il fatto il piano greco funzionerà, non ha neanche le carte tecniche per poterlo dire. Non c'è una discussione sulla verità, c'è una discussione sulla scelta, sull'opportunità.”