Oggetto della nuova puntata di 'Quadrato rosso. la formazione va in rete', la trasmissione di RadioArticolo1, e di 'Conoscenza&organizzazione', la rubrica di Rassegna Sindacale, è una forma particolare di formazione, l'alternanza scuola-lavoro, diventata obbligatoria con la cosiddetta Buona scuola del governo Renzi, nonchè uno degli impegni primari della Cgil. Spiega Fabrizio Dacrema, coordinatore dipartimento formazione ricerca della confederazione, "l'alternanza scuola-lavoro è una delle metodologie didattiche a cui la Cgil ha sempre tenuto, perchè in fondo ha le stesse origini del sindacato. In ogni lavoro c’è conoscenza, e quindi sapere, l’alternanza si basa sullo stesso principio: fuori dalla scuola c’è un sapere, il lavoro, di cui la scuola ha bisogno".

 

I due mondi, scuola e lavoro, sono lontani solo in apparenza. "Nel curriculum di ogni cittadino vi deve essere un riferimento al lavoro. La Cgil vede la formazione come un percorso obbligatorio che dura per tutta la vita. È finito il periodo in cui vi è una formazione iniziale esaustiva, a cui poter poi aggiungere qualche aggiornamento in seguito. A fronte di un mondo del lavoro in continua evoluzione, con le tecnologie in costante sviluppo, anche la formazione si deve estendere a tutto l’arco lavorativo. Dunque, l’idea è formare persone con l’obiettivo d'intrecciare continuamente studio e lavoro, al fine di apprendere sempre", osserva ancora l'esponente Cgil.   

Fra le prime sperimentazioni portate avanti nel territorio, spicca quella milanese. “Già quarant'anni fa – ricorda Antonio Verona della Cgil meneghina –, fummo i primi a ipotizzare un percorso di alternanza scuola lavoro con il progetto delle 150 ore, poi esteso a livello nazionale. Tutto nacque per volontà del sindacato, che riuscì a rompere quel diaframma che separava i due mondi. Furono, per l'appunto, 150 ore di formazione a disposizione dei lavoratori, che avevano la possibilità di tornare sui banchi di scuola. Un'autentica conquista, perché diventò una sorta di formazione garantita per contratto. Ciò permise a tante persone di accrescere il proprio bagaglio formativo, traendone vantaggio la scuola stessa". Da cinque anni, la Cgil locale ha avviato l'alternanza scuola lavoro per portare i contenuti formativi del lavoro all’interno delle scuole secondarie superiori dell'area metropolitana. "Organizziamo incontri tra sindacalisti e mondo della scuola su alcuni temi che proponiamo a titolo esemplificativo, come la storia del movimento sindacale, gli orientamenti e le forme del mercato del lavoro, la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro. Così costruiamo un rapporto con loro. Sono già 800 gli studenti, appartenenti a una ventina d'istituti della provincia, che hanno contatti con noi annualmente".

Anche nelle Marche il sindacato è molto attivo in materia di alternanza scuola lavoro. "Da alcuni mesi, stiamo mettendo in campo un progetto specifico – afferma Manuela Carloni, della Cgil regionale –, assieme alla Flc dei vari territori e alle Cdl. Il bisogno di approfondire meglio il fenomeno è venuto dalle scuole stesse. Attualmente, sono circa 9.000 gli studenti impegnati in tutta la regione: ne abbiamo accolti tanti, disponendo degli strumenti in casa per farlo. Ci siamo chiesti, cosa possiamo insegnare a questi ragazzi? E abbiamo studiato pacchetti di lezioni da approfondire nelle scuole, puntando su programmi di qualità, con la coprogettazione degli istituti e il massimo coinvolgimento degli studenti stessi. Le tante risorse messe a disposizione dalla legge 107/2015 sono una grande opportunità per fare le cose al meglio".

La Cgil Toscana ha messo a punto un progetto, assieme allo Spi e alla Rete degli studenti, che va al di là dell’alternanza stessa. "Le scuole non puntano alla qualità – sostiene Alessandro Rapezzi, della Cdl fiorentina –, ma si limitano alla burocrazia, facendo un'alternanza purchessia, perchè pensano solo ad adempiere a un obbligo di legge, e quindi i percorsi hanno poco valore educativo. Perciò, noi effettueremo un monitoraggio in tutte le scuole della regione per vedere cosa è stato realmente fatto finora. Il nostro obiettivo è creare percorsi di alternanza per la solidarietà, coprogettando nei settori lavorativi interventi a carattere sociale sul piano della legalità, della sicurezza, dei diritti. Puntiamo a far conoscere il mondo del lavoro, visto come base della cittadinanza nel nostro Paese".

"Grazie ai progetti già partiti sul territorio, tantissimi studenti hanno acquisito competenze specifiche del mondo del lavoro e il posto migliore dove apprenderle è proprio il sindacato, molto più della scuola stessa. A sua volta, facendo formazione direttamente nella scuola, il sindacato porta nel mondo dell'istruzione il suo peculiare punto di vista, che rappresenta i lavoratori, ed è diverso da quello della Confindustria. In tal modo, i ragazzi hanno un altissimo valore aggiunto, perché imparano che nel mondo del lavoro ci sono pareri e posizioni differenti. Occorre impegnarsi sempre di più in questo campo, e, a tal fine, Lab scuola lavoro è un coordinamento della Cgil nazionale per far crescere la capacità formativa del sindacato, affinché sia in grado di coprogettare programmi di alternanza scuola lavoro, elevandone la qualità e correggendo gli errori della Buona scuola", osserva ancora Dacrema.

Riassume Giancarlo Pelucchi, responsabile formazione presso la Cgil nazionale: "Dalla Conferenza d’organizzazione in poi, la confederazione investe molto sulla formazione di lavoratori, delegati e dirigenti, ma anche di studenti. L’idea del cambiamento non passa solo dalle novità provenienti dal mondo del lavoro, ma anche dal confronto tra realtà differenti. E lo sviluppo avviene proprio attraverso lo scambio culturale tra due mondi sempre più ravvicinati, come quello della scuola e del lavoro, che noi cerchiamo di rappresentare dal nostro punto di vista, valorizzando i diritti delle persone che lavorano".