Sciopero di quattro ore oggi (mercoledì 4 novembre) allo stabilimento Michelin di Fossano (Cuneo), dove già da questa notte all’interno dei capannoni di fatto non si è lavorato. Alta anche l’adesione al presidio davanti all’ingresso della fabbrica (dove campeggia un enorme cartello con la scritta “Fossano non deve morire”): secondo i sindacati ci sono circa 500 persone. Al presidio è giunto anche a offrire la sua solidarietà il segretario generale della Fiom Cgil Maurizio Landini.

A motivare la protesta la decisione della multinazionale (comunicata martedì 3 durante un incontro con i sindacati dei settori della gomma e della metalmeccanica presso l’Unione degli Industriali di Torino) di chiudere lo stabilimento di Fossano e ridurre quello di Alessandria, mettendo a rischio 430 posti di lavoro (di cui 400 a Fossano). Il piano strategico del gruppo prevede anche la riorganizzazione della rete logistica con la chiusura del magazzino di Tribano (Padova) e dello Sma di Torino Stura (rispettivamente 28 e 120 i lavoratori coinvolti). Gli esuberi, in totale, ammontano quindi a 578.

“Stigmatizziamo i modi della comunicazione e respingiamo le decisioni assunte e annunciate dall’azienda”. Così i sindacati Filctem e Fiom Cgil, Femca e Fim Cisl, Uiltec Uil, chiedendo un confronto sul piano in tutte le implicazioni con una sola condizione: lo stabilimento di Fossano deve essere riorganizzato, ma non chiuso. “A sostegno della vertenza - conclude la nota - è stato deciso un ulteriore pacchetto di otto ore di sciopero gestite dalle strutture sindacali locali in attesa della convocazione di un incontro urgente per iniziare la discussione”.

Gli altri due impianti in odore di chiusura sono quelli di Oranienburg (Germania) e Ballymena (Irlanda del Nord). Complessivamente le chiusure riguarderanno 1.500 dipendenti, ha riferito il produttore di pneumatici con una nota, aggiungendo che per coprire le spese supplementari verranno effettuati accantonamenti da 280 milioni di euro.