È scaduto da ben undici anni il contratto nazionale dei lavoratori della sanità privata. E in tutta Italia è iniziata la mobilitazione degli addetti (dipendenti delle strutture private che erogano servizi in nome e per conto del Servizio sanitario regionale) per ottenere il rinnovo. Oggi, venerdì 27 luglio, è il turno dei 7.500 infermieri, tecnici sanitari e operatori socio sanitari dell'Emilia Romagna, che si troveranno alle ore 10 a Bologna, di fronte alla sede Aiop (in via Barberia 18), per un presidio organizzato da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl regionali. In Emilia Romagna il personale delle oltre 45 strutture aderenti ad Aiop e Aris garantisce prestazioni diagnostiche, visite specialistiche e assistenza a circa il 25 per cento dei bisogni sanitari regionali.

“Sebbene le proprietà di queste aziende continuino a macinare profitti, avendo peraltro un marginale rischio di impresa in quanto lavorano fondamentalmente sulla base di una programmazione certa, ai loro dipendenti continuano a negare il rinnovo del contratto”, affermano i segretari regionali Marco Blanzieri (Fp Cgil), Davide Battini (Cisl Fp) e Paolo Palmarini (Uil Fpl): “Dal 2007, mentre non vi è stato alcun aumento del valore del lavoro espresso da tutti questi professionisti e operatori che lavorano quotidianamente per garantire servizi pubblici ai cittadini, è aumentato il costo della vita, sono aumentate le tasse e vengono richieste a tutti sempre maggiori competenze e professionalità. Aumentano quindi sensibilmente le responsabilità, cui corrispondono ulteriori oneri a carico dei dipendenti come l’obbligo di iscrizioni agli ordini professionali e la copertura assicurativa per colpa grave”.

Per i sindacati è “profondamente ingiusto che nei confronti di tutti questi dipendenti, in una regione come l’Emilia Romagna dove la distanza fra i lavoratori della sanità pubblica e quelli della sanità privata, in particolare con l’ultimo rinnovo, si è ulteriormente dilatata, configurandosi un dumping contrattuale a tutto beneficio dei datori di lavoro privati, permanga una situazione dove lavoratori che creano profitti ormai fatichino ad arrivare alla fine del mese”. Oltre al contratto nazionale, fermo al lontano 2007, vi sono ulteriori “gravi penalizzazioni per i dipendenti: dalla pressoché assente contrattazione integrativa aziendale nella quale, ad esempio, definire accordi per la detassazione dei premi di produttività e introdurre il welfare contrattuale, sino al danno per le future pensioni derivante dall’assenza degli aumenti della paga base da oltre dieci anni e dall'assenza di specifica previdenza integrativa”.

La trattativa, ripresa nel luglio del 2017, si scontra “con una controparte che ostinatamente sfugge il tema economico”. Per i segretari generali di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl dell'Emilia Romagna, dunque, “se non arriveranno concrete risposte entro settembre, andranno messe in campo tutte le azioni, a partire da quelle nazionali, per ripristinare il diritto al rinnovo contrattuale oggi non più rinviabile sia sul versante economico sia su quello normativo. In oltre dieci anni, infatti, vi è stata in sanità un'evoluzione per la quale l’attuale contratto sembra essere preistoria”.