Con un convegno organizzato per il 12 maggio a Vicenza (ore 9,30, Centro congressi Viest hotel), la Cgil del Veneto presenta una ricerca sullo stato di attuazione del Piano socio-sanitario regionale, con particolare attenzione alla filiera dei servizi territoriali e all’integrazione tra sanitario e sociale. A commentare il quadro (abbastanza critico) che ne emerge ed a indicare correttivi e linee del  futuro assetto del Veneto (il Pssr scade nel 2016) interverranno, oltre ai segretari Cgil, Elena Di Gregorio e Paolo Righetti, il direttore generale della sanità regionale, Domenico Mantoan; il vicepresidente della V commissione del Consiglio regionale, Iacopo Berti; il presidente della Conferenza dei sindaci dell’Ulss di Vicenza, Giuseppe Danieli; il responsabile della Federazione dei medici di medicina generale del Veneto, Domenico Crisarà. L’illustrazione della ricerca, in apertura dei lavori, sarà affidata al professor Vincenzo Rebba, dell’Università di Padova, che ne ha coordinato la realizzazione per conto dell’Ires del Veneto.

Focalizzata sulle sette Ulss dei comuni capoluogo, l’indagine rivela (attraverso l’elaborazione di diversi dati e interviste ai principali stakeholder delle Ulss prese in esame) una notevole disomogeneità tra Ulss e Ulss nella dotazione dei servizi, e comunque un’inadeguatezza dell’offerta rispetto alla domanda di salute, a sua volta differenziata tra territorio e territorio. Non solo. "In un contesto in cui il piano socio-sanitario non indica obiettivi misurabili e tempi di realizzazione – rileva la Cgil – né prevede un governo regionale del suo avanzamento, si assiste ad attivazioni parziali di servizi in una logica del 'fai da te', per cui nelle varie Ulss esistono (in modo differenziato) alcune strutture e altre no: mai l’intera gamma dei servizi, che solo interagendo fra di loro possono dare una risposta esauriente ai bisogni di salute, soprattutto se legati alle cronicità".

"Il tutto – secondo il sindacato –, è appesantito da risorse insufficienti e dotazioni di personale non aderenti alle necessità, oltre che da tendenze alle esternalizzazioni e alle privatizzazioni che stanno progredendo in diverse realtà. Insomma; mentre si è proceduto alla riduzione dei posti letto negli ospedali, non si è dato vita - se non frammentariamente e disorganicamente - alla contestuale attivazione dei servizi territoriali, creando il rischio di un vuoto di assistenza e di prestazioni, in un contesto sociale in cui molte persone stanno rinunciando alle cure e, per la prima volta, l’aspettativa di vita si presenta in calo. Il 'che fare' non può non tener conto del nuovo contesto che si profila con la riorganizzazione e il riassetto delle Ulss (Pdl 23), che però non può essere un’operazione al ribasso, ma va condotta in modo da rafforzare accesso e qualità delle prestazioni".

Quanto al Pssr, in discussione non ne sono gli obiettivi, quanto la capacità di realizzarli. "Per questo – suggerisce ancora la confederazione veneta –, il nuovo piano andrà ridefinito fissando modalità di governo certe, risposte adeguate e una contestualità fra i processi di riorganizzazione ospedaliera e la realizzazione della filiera dei servizi territoriali, senza escludere i soggetti politico-istituzionali del territorio e incrementando quantità e qualità delle risorse umane". All’incontro del 12 maggio il compito di delineare le prime risposte.