Rispettare i patti, evitare gli esuberi, dare futuro ad un sito industriale fondamentale per l'Umbria: sono queste le parole d'ordine che gli operai della Sangemini hanno portato oggi, 31 ottobre, sotto la Regione dell'Umbria a Perugia, in occasione del tavolo convocato dall'assessore Paparelli con azienda e sindacati.

Sciopero di otto ore e “trasferta” a Perugia, dunque, con un pullman organizzato da Flai, Fai e Uila che ha raggiunto il capoluogo per portare i lavoratori a manifestare tutte le proprie preoccupazioni sotto la sede della massima istituzione regionale. “Siamo qui perché vogliamo difendere il nostro posto di lavoro – dichiara Riccardo Liti, operaio e Rsu della Flai Cgil – dobbiamo chiudere un accordo che non preveda esuberi (l'azienda ne ha dichiarati 30, ndr), che poi significa semplicemente rispettare quanto già sottoscritto nel 2014, ovvero la salvaguardia delle 90 unità lavorative di Sangemini fino al 2024”.

“Siamo qui anche per difendere i nostri marchi, che ultimamente hanno avuto una flessione sul mercato – dice un altro lavoratore presente al presidio - ma noi siamo un sito strategico a livello nazionale e dobbiamo difendere un marchio centenario, puntando ad esempio sull'acqua Grazia, effervescente naturale, che può essere un business interessante da portare sui mercati nazionali e internazionali”.

Quello di oggi è il secondo sciopero nel giro di pochi giorni per i lavoratori Sangemini, che avevano già incrociato le braccia lo scorso 26 ottobre, in occasione della visita del vescovo di Terni, Giuseppe Piemontese, alla fabbrica. Vescovo che in quell'occasione aveva dichiarato: “Le persone non sono mai esuberi. Speriamo che in questa vicenda prevalgano saggezza e buon senso, mi auguro che chi deve prendere decisioni non guardi solamente al profitto, ma tenga conto del patrimonio umano a disposizione”. (Fab.Ri.)