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Il 28 aprile è la giornata mondiale dedicata alla salute e sicurezza sul lavoro. Un tema attuale, con gli infortuni che hanno ripreso a crescere negli ultimi mesi e la tragedia di oggi, 26 aprile, con la morte nella notte di due operai sulla linea ferroviaria del Brennero. “Innanzitutto la solidarietà della Cgil alle famiglie delle vittime – ha detto Sebastiano Calleri, responsabile salute e sicurezza della confederazione di corso d’Italia nel corso del suo intervento su RadioArticolo1 –. Va detto, poi, che si tratta del secondo incidente in ambito ferroviario, dopo quello del 24 aprile che fortunatamente non ha visto vittime”.
“La prossima ricorrenza – ha detto il sindacalista – ha come obiettivo quello non solo di ricordare i tanti morti sul lavoro, ma di lottare perché ci sia un’inversione di tendenza. Veniamo da una situazione molto negativa in Europa. Negli scorsi anni con Barroso c’è stato un arretramento pesante dei diritti delle persone nei luoghi di lavoro e a una deregolamentazione su salute e sicurezza. Ora ci sono dei segnali di risveglio, a partire dall’iniziativa della Commissione di rivedere la direttiva sulle sostanze cancerogene, anche su pressione del sindacato italiano. Speriamo che anche nella lunga crisi europea si torni a parlare delle condizioni di lavoro e di vita delle persone”.
In Italia, Cgil, Cisl e Uil hanno organizzato un appuntamento importante su questi temi per il 27 aprile, insieme all’Ilo. In primo piano, spiega Calleri, “la necessità di riavviare il dialogo sociale su salute e sicurezza, sui necessari avanzamenti dei diritti, sui nuovi rischi e come evitarli”. L’Italia non sta messa bene: “Non è possibile che in un’economia avanzata come la nostra non esista una strategia su un tema così importante: siamo l’unico paese nell’Europa allargata a non averla, a cominciare dal coinvolgimento delle parti sociali che da noi resta lettera morta”.
In Italia pesa poi il Jobs Act. “Il lavoratore è sempre più debole e ricattabile – attacca il dirigente Cgil –: è sempre più difficile per lui rivendicare diritti e difendere tutele e garanzie”. Grave anche l’abolizione del registro infortuni, che per Calleri significa “perdere la traccia di quello che succede in azienda. Su questo la Cgil ha presentato un ricorso europeo, vediamo come andrà a finire”. Infine, sempre dal Jobs Act, il nuovo Ispettorato nazionale del lavoro: “Per noi tende a modificare i controlli in maniera negativa – conclude il sindacalista –. Non è finanziato adeguatamente, non valorizza le professionalità e non si sa bene dove va a parare. D’altro canto, dopo anni in cui gli infortuni mortali erano in calo, quest’anno hanno ripreso a crescere”.