“La legge Fornero, da qualunque punto di vista la si guardi, fa danni e va cambiata. Per questo dico a Cisl e Uil: scegliamo insieme due priorità e su quelle lavoriamo: previdenza e fisco, rinnovo dei contratti. Perché questo ci permette di affrontare tutti i grandi problemi aperti: il reddito dei lavoratori, la sanità, il diritto allo studio e così via. Dopo sette anni di crisi, i lavoratori hanno pagato abbastanza”. Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, parlando oggi (29 maggio) a Genova alla Festa di LiberEtà, il mensile dello Spi (qui il podcast).

Sullo sfondo resta un tasso di disoccupazione alle stelle: “Non si può giocare i numeri al lotto - osserva - salvo poi scoprire dall'Ocse che siamo in fondo a tutte le classifiche. Bisogna trovare le risorse e non si può pensare di trovarle sempre dai lavoratori e dai pensionati”. Proprio sulle pensioni non manca un accenno alla recente sentenza della Corte Costituzionale: “Non è colpa nostra, semmai della legge Fornero, una norma iniqua per tutti. Oltre al blocco della rivalutazione, ci sono altre ingiustizie e forse è venuto il momento di cambiarla. Non ripetiamo oggi gli stessi errori del passato”.

Il contrasto al lavoro povero si affianca all'impegno per tutelare i pensionati “che hanno lavorato per tanti anni e hanno costruito con i loro versamenti il loro riposo. E plaudiremo quando, finalmente, ci sarà un sistema pensionistico davvero equo, che tratta tutti allo stesso modo, sulla base dei contributi accumulati. Basta, dunque, con i vitalizi”.

Altro tema di attualità, la scuola. “Quella 'buona' si preoccupa di non lasciare indietro nessuno, si prefigge l’obiettivo di dare a tutti una prospettiva di futuro e la possibilità di esprimere se stessi”, sottolinea il segretario della Cgil. “La rappresentazione che si sta dando è quella di insegnanti che vogliono difendere i propri privilegi, mentre ci sono un governo e un Parlamento che pensano al futuro. Ma questa è una rappresentazione del tutto sbagliata”.

Più in generale, Camusso si augura che un giorno “qualcuno degli industriali o del governo riconosca che se in questi sette anni di crisi non siamo finiti in un disastro sociale peggiore di quello che c'è, è grazie agli accordi, alle soluzioni che abbiamo trovato, alla difesa dei redditi. Qualcuno - aggiunge - ci riconosca che noi abbiamo fatto ciò che i governi disfavano. Non abbiamo da prendere lezioni da nessuno, semmai siamo in grado di spiegare noi cosa è successo”.

Un riferimento va anche alle parole del premier Renzi sul sindacato unico: “Non si stupisca se, di fronte alla sua idea noi diciamo un secco no, proprio perché abbiamo già avuto un'Italia senza libertà, senza sindacati, del partito unico, delle corporazioni. Facciamo attenzione all'uso delle parole. Siamo orgogliosi della nostra Costituzione, che all'articolo 39 dice che che la libertà di associazione sindacale è libera e non può essere imposta. Ma per difendere questo valore, è ora di fare un salto di qualità nei processi di unità sindacale. Perciò, acceleriamo la nostra capacità di proposta e di iniziativa con Cisl e Uil, e non ci limitiamo a costruire solo piattaforme unitarie, perché bisogna cambiare passo e bisogna farlo insieme”.