Ha deciso di ricorrere al gesto estremo dello sciopero della fame per chiedere il rispetto dei diritti dei rifugiati. La clamorosa protesta è messa in atto da Domenico Lucano, sindaco di Riace, nella locride, che ha accolto diverse famiglie di profughi giunti in Calabria dopo lo sbarco a Lampedusa. "Da un anno - spiega - non riceviamo più contributi dalla Protezione civile e la situazione è insostenibile. Ci stanno prendendo in giro". Nel suo paese vivono 150 rifugiati tra cui 30 bambini. "Viviamo un'emergenza nell'emergenza".

Il sindaco descrive una situazione ormai critica
: case rimaste senza corrente elettrica ed esercenti che non sono più in condizioni di fare credito. "Solo la farmacia accetta i nostri bonus per il latte a una bimba di sei mesi figlia di una coppia di rifugiati", spiega il primo cittadino che annuncia che la protesta proseguirà a oltranza: "Rivendichiamo il rispetto minimo dei diritti dei rifugiati e delle loro famiglie".

Alle parole del sindaco calabrese fanno eco quelle del suo collega di Padova e Delegato Anci all'immigrazione, Flavio Zanonato: "I Comuni italiani non sono in grado di continuare a finanziare quelle attività di accoglienza per le quali il Governo si era impegnato a restituire i fondi anticipati dai Comuni. Un impegno che non è stato mantenuto e che mette in seria difficoltà il proseguimento delle attività, in particolar modo quelle relative ai minori stranieri non accompagnati'.