“Non servono poteri straordinari, la regione ha già tutti i poteri riconosciuti dalle normative comunitarie e nazionali per riformare il sistema di gestione dei rifiuti in via ordinaria”: lo sostiene la Cgil Sicilia, secondo cui  “quindici anni di commissariamenti hanno solo aggravato i problemi, rendendo il sistema più permeabile alle organizzazioni malavitose, e restituendoci una gestione ad oggi simile a quella esistente prima del 1999 (prima cioè dell’avvio dei commissariamenti), quindi incentrata sulle discariche, dove viene ancora smaltito il 90% dei rifiuti”.

Dunque, la strada è “approvare – scrivono in un documento Mimma Argurio, della segreteria regionale, e Alfio La Rosa, responsabile del dipartimento territorio e ambiente della Cgil – un piano regionale dei rifiuti, elaborato dal Governo e condiviso con il Parlamento, i soggetti istituzionali e le forze economiche, sociali e ambientaliste. Un progetto che affronti le criticità in atto - cioè  la cattiva gestione, la pessima qualità dei servizi, il dissesto economico, il malaffare e la corruzione, il caos normativo e i costi eccessivi per i cittadini - attraverso un confronto pubblico, democratico, partecipativo e trasparente sulle scelte strategiche da adottare”.

I due sindacalisti sostengono che  “bisogna costruire un sistema nuovo, andando oltre la fuorviante diatriba tra discariche e inceneritori: la questione è puntare con forza e coerenza a una gestione incentrata sulla raccolta differenziata per promuovere una nuova economia del riciclo e del riuso che crei sviluppo sostenibile, tutela ambientale e sanitaria, occupazione. La raccolta differenziata è senza dubbio il sistema migliore per sottrarre rifiuti alla discarica”.

Secondo la Cgil, “occorre mettere ordine nel caos normativo esistente e modificare la legge di riforma, introducendo un soggetto di regolamentazione e pianificazione in grado di attuare il ciclo integrato (riduzione, raccolta differenziata, riuso e riciclo), attraverso piani industriali territoriali rispettosi del piano regionale che definiscano la tipologia degli impianti più adatta al territorio, l’organizzazione e la distribuzione del personale esistente”.

"Inoltre – concludono Argurio e La Rosa – sollecitiamo anche un’analisi della grave incapacità di spesa dei fondi strutturali europei, destinati alla raccolta differenziata e alla costruzione di filiere del riciclaggio e riuso, da parte dell’amministrazione regionale. E infine chiediamo l’avvio immediato di una ricognizione degli impianti e del personale esistenti, un bilancio reale dei debiti, un controllo a tappeto sugli appalti, una verifica delle discariche e dei livelli di inquinamento delle falde, sui criteri di formazione delle tariffe”.