"Oggi è partita una discussione utile rispetto ad un settore che va regolamentato e che spesso gioca sul lavoro a cottimo e la meccanizzazione senza dare certezze e poi protezione ai lavoratori". Lo ha detto il segretario generale della Cgil Susanna Camusso al termine dell'incontro sui riders (i fattorini che lavorano per le aziende della gig economy) svoltosi tra il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, i riders stessi, i sindacati, le aziende del settore e le associazioni di categoria.

Camusso ha spiegato che "c’è ancora tanta strada da fare per arrivare al contratto collettivo nazionale": "ci sono alcuni nodi che rimangono fondamentali, quelli della subordinazione e del rapporto di lavoro”. Prosegue il leader Cgil: “il ministro ha indicato un tempo che è quello della discussione sul decreto dignità, che dà la possibilità, se necessario, di introdurre norme che derivassero da questa contrattazione in quello stesso decreto. Sessanta giorni sono il tempo classico della conversione in legge del decreto", ha spiegato Camusso. "Abbiamo dinnanzi un lavoro importante da fare ed è bene che si sia aperto", ha concluso.

Per Di Maio il contratto collettivo per i rider "oggi è più vicino". I riders, ha detto il ministro, “sono il simbolo di una generazione abbandonata, che a volte non ha neanche una tutela minima. E’ un problema culturale, dobbiamo abituarci al fatto che un lavoratore abbia delle tutele minime altrimenti è sfruttamento". Secondo Di Maio ci sono due modi per arrivare a questo obiettivo, "il primo è il dl dignità con una disciplina delle tutele minime; l'altra strada, che è quella che può raggiungere un obiettivo ambizioso e comune, è la concertazione tra le parti. Dal tavolo di oggi è emersa la volontà di lavorare a un contratto collettivo per riders".

"Lo diciamo chiaramente: adeguare la qualifica di subordinati ai rider ci sembra l'unico modo per rispettare pienamente quanto richiesto dai lavoratori stessi". Vogliono essere chiamati 'lavoratori': questa è la principale richiesta che oggi i ciclofattorini di mezza Italia hanno presentato davanti al ministro. La prima cosa da cambiare, secondo loro, è "rivedere la qualificazione del rapporto di lavoro, che, in questo momento, è asimmetrico tra piattaforma e lavoratori". In quanto rider, "rifiutiamo la retorica secondo la quale le aziende di food delivery sarebbero dei marketplace e i rider dei lavoratori autonomi che collaborano con le piattaforme", scrive in una nota Riders Union. "Che il lavoro sia fatto per poche ore a settimana o per tante, per un breve periodo o per tutta la vita, da studenti o da lavoratori all'ennesimo impiego poco importa: se il rispetto del lavoro non verrà garantito a tutti, allora tutti sono a rischio di vedere il proprio lavoro trasformato in 'lavoretto'". I fattorini chiedono di essere trattati come gli altri dipendenti 'classici'. Percio' chiedono: "un monte ore garantito, un salario minimo, copertura assicurativa piena per infortunio e malattia, contributi previdenziali, divieto del cottimo (in tutte le forme), abolizione di meccanismi di ranking e diritti sindacali".

"Oggi si è fatto il primo passo. Il ministro detto che ci sono 60 giorni di tempo, prima della conversione in legge del decreto dignità, speriamo di usarne meno per trovare una risposta per questi giovani anche sul tema della salute e della sicurezza". Lo afferma il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo.

"Abbiamo ribadito che c'è la necessità che esistano tutele per questi lavoratori, che oggi sono inesistenti". Lo dice la segretaria della Cisl Annamaria Furlan, al termine del tavolo. "Oggi abbiamo messo al centro la dignità delle persone, è iniziato un lavoro interessante che in futuro potrà essere applicato ad altre nuove figure di lavoratori”.