"La Costituzione è l’asse portante della nostra Repubblica, fondata sul Lavoro, ed è pertanto naturale che i lavoratori e il loro sindacato si impegnino per difenderla dagli attacchi di chi intende stravolgerla, riducendo gli spazi di partecipazione e democrazia”. Le ragioni del NO della Cgil al referendum costituzionale del 4 dicembre sono state al centro dell’iniziativa organizzata stamattina (15 novembre) a Perugia dalla Filcams e dal Nidil Cgil di Perugia, insieme alla Filt Cgil dell’Umbria, con oltre 100 lavoratrici e lavoratori delle tre categorie, che si sono confrontate con Mauro Volpi, costituzionalista, e Mari Franceschini, presidente dell’Anpi provinciale di Perugia. Dal dibattito - riferisce in una nota la Cgil dell'Umbria - è emersa prima di tutto la preoccupazione per una proposta di profonda modifica della Carta Costituzionale, “calata dall’alto” e della quale “non si sentiva il bisogno, tanto più di fronte alle urgenze poste da una crisi economica, occupazionale e sociale senza precedenti”. 

“È molto importante l’impegno della Cgil in questa campagna per il NO - hanno sottolineato Volpi e Franceschini - perché smaschera il tentativo di attribuire il volto della destra e dei conservatori a chi si oppone alla ‘deforma costituzionale’. In realtà tutte le principali realtà sociali del paese, dalla Cgil appunto, passando per l’Arci, l’Udu, Libertà e Giustizia e la stessa Anpi, stanno facendo fronte comune per scongiurare il tentativo di accentramento del potere che si realizzerebbe in caso di vittoria del sì. Dall’altra parte invece - hanno aggiunto - troviamo la Confindustria, la grande finanza e le banche”.

E anche in Umbria - come testimoniato da alcuni lavoratori intervenuti all’assemblea - ci sono imprenditori che non si limitano a fare campagna per il sì, ma organizzano assemblee nei luoghi di lavoro a sostegno della proposta di revisione costituzionale. “Ecco perché - hanno concluso i promotori dell’assemblea - c’è bisogno che il sindacato attraverso i suoi rappresentanti si faccia sentire in tutti i luoghi di lavoro per informare i lavoratori dei rischi che questa ipotesi di riforma comporta”.