Proposte concrete, non solo l'analisi dello stato dei fatti, che ruotano intorno alla centralità della questione bancaria, come leva insostituibile per far ripartire il Paese lungo la strada della crescita. Dietro questo obiettivo la Fisac Cgil promuove a partire da oggi (martedì 20 settembre) e fino a giovedì una tre giorni per rinnovare il suo classico forum di approfondimento, quest'anno dedicato a “Banche e assicurazioni - Oltre la crisi: lavoro, uguaglianza e politica, un futuro per il Paese” (leggi il programma). Un appuntamento, cadenzato da diverse sessioni di lavoro e tavole rotonde, alla presenza, tra gli altri, di esponenti di primo piano del mondo sindacale, politico e istituzionale, cosi come delle banche e delle assicurazioni. Ne abbiamo parlato con Agostino Megale, segretario generale della categoria delle lavoratrici e dei lavoratori del credito della Cgil.

Rassegna  Fulcro del terzo forum della Fisac è la centralità della questione bancaria.

Megale  Riconfermiamo e riproponiamo questa centralità e, attraverso questo tema, ci interroghiamo sul futuro del Paese seguendo un pensiero guida, quello dell'uguaglianza. Vorremmo in questa tre giorni, e grazie alle presenze che si alterneranno, avviare e concretizzare una riflessione non solo sul piano dell'analisi, ma su proposte concrete e possibili per un settore fortemente investito dalla crisi, che è, allo stesso tempo, specchio reale dello stato in cui versa il Paese intero.

Rassegna  Quali i principali punti al centro dell’iniziativa?

Megale  C'è una premessa da fare. Il nostro è il Paese che non solo in Europa, ma nell'intero mondo, vive la crisi più dura. Siamo di fronte ancora a 140 miliardi di ricchezza persa dall'avvio della crisi, a otto punti di Pil ancora da recuperare e con prospettive che traguardano al 2025 il recupero della situazione pre-2008. In questo contesto, le diseguaglianze sono cresciute enormemente: basti ricordare che il 10 per cento delle famiglie più ricche detiene ancora quasi il 50 per cento della ricchezza complessiva. Una forbice che tende sempre di più ad allargarsi, con una povertà tuttora in dilagante crescita. Ecco, dati questi fatti, per quanto riguarda il nostro segmento, vorremmo sottolineare il bisogno di una visione, di un progetto di insieme, che – ricordando l'insegnamento del presidente Ciampi – possa trarre dalla storia una direzione: mettere insieme le forze migliori di questo Paese e determinare, così come nel 1993, l'effettiva uscita dell'Italia dalla crisi.

Rassegna  Ci saranno proposte concrete che verranno avanzate?

Megale  La prima, imprescindibile, è la messa in sicurezza del settore. Il governo, più che continuare a operare per decreti o a collezionare dichiarazioni di intenti, dovrebbe agire per raggiungere quest'obiettivo. Messa in sicurezza che deve passare attraverso l'istituzione di un tavolo di confronto col governo e gli operatori di settore, sulla linea di quanto fece Prodi nel 1998, con al centro presente e futuro del mondo del credito. Un passaggio non rimandabile, nella consapevolezza che la questione bancaria è centrale per rilanciare l'economia e riprendere la strada della crescita. Abbiamo proposte concrete, a partire dal tema delle sofferenze bancarie – vero e proprio piombo sulle ali di un’auspicabile ripresa – per arrivare a un ruolo attivo del pubblico nella gestione di queste.

Rassegna  Nei giorni passati, voci (più o meno smentite) hanno riaperto il tema dell'occupazione del settore…

Megale  Questo è un settore che negli anni ha subito grandi processi di trasformazione, gestiti al meglio grazie al patrimonio di relazioni sindacali, e che adesso non ha più esigenze di esodi. Oggi non c'è un problema di esodi generali, ma esiste un rapporto tra le situazioni più in difficoltà, che riguarda otto o nove banche, e i processi di innovazione digitale. Così come abbiamo gestito 50 mila esuberi volontari negli ultimi dieci anni, abbiamo anche previsto 12 mila giovani in entrata con il Fondo per l'occupazione giovani. Oggi quel che serve è che il governo intervenga nella Legge di stabilità con un contributo pubblico sia nella parte straordinaria del fondo, che riguarda gli esodi, sia nella parte ordinaria, che riguarda la solidarietà e gli orari, partendo dal presupposto che il settore è impegnato a non procedere a licenziamenti e a utilizzare la 223, mentre, contemporaneamente, versa 200 milioni l’anno per la Naspi.

Rassegna  Hai fatto riferimento a temi che riguardano la solidarietà e l'uguaglianza. C'è una questione etica che attraversa il mondo del credito?

Megale  Assolutamente sì. C'è un tema di etica del lavoro, di esempi da dare. Non è più accettabile che ci siano manager che, pure nella fase della crisi più acuta del settore, guadagnano anche fino a cento volte un singolo lavoratore. Per questo avanzeremo una proposta concreta e che riguarda sempre le otto o nove banche in crisi. Si tratta dell'istituzione di un fondo anticrisi di solidarietà al lavoro, con il contributo di quei manager che mettono a segno guadagni pari a 150 mila euro netti. Un fondo di sostegno capace di “racimolare” una cifra che stimiamo essere pari a 40 milioni. Un esempio di ciò che vogliamo continuare a essere, la linea politica che da sempre vogliamo perseguire: un argine contro la diseguaglianza.  Per questa ragione non solo siamo in campo per chiudere contratti scaduti da tanto, troppo tempo, ma sosterremo con ancora più forza l'idea di un contratto unico di settore per il 2018, che metta insieme il mondo di Abi, Ania e Federcasse. Sulla linea delle posizioni strategiche di Cgil, Cisl e Uil di riduzione complessiva dei contratti nazionali.