Alessandra, Pippo, Raffaele, Vito. Lavori ed esistenze diverse. Diverse la geografia e l’età. Si sono dati appuntamento per oggi (martedì 10 dicembre) a Roma, alle ore 10 in piazza Santi Apostoli, per la prima di tre giornate di assemblee pubbliche. Racconteranno le proprie storie, ascolteranno le parole di altri lavoratori e dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. Sono uomini e donne che lottano per difendere un posto di lavoro, il salario, il rispetto di un proprio diritto. Ma lottano soprattutto per arrivare alla fine del mese, in città rese invivibili dalla mancanza di servizi.

Pippo Graziano è un edile finito in cassa integrazione per lo stop al completamento della statale Palermo-Agrigento: “Ci vogliono tre ore per percorrerla: tra Bolognetta e Lercara Friddi ci sono sette cantieri e altrettanti semafori. Ma non è un caso isolato. In Sicilia è tutto fermo. Solo a Palermo sono interrotti i lavori per la metropolitana, per il passante ferroviario, per il raddoppio dei binari con Messina. Così come quelli per la metro di Catania e la Agrigento-Caltanissetta. L’autostrada A19 ha i viadotti che cadono a pezzi. È tutto fermo. Lavori progettati, finanziati ma che non vanno avanti. E migliaia di noi rimangono a casa”.

Pesa l’incertezza anche per Alessandra Migliaccio, assistente di volo che da quasi 25 anni indossa la divisa di Alitalia. “Vogliamo che la nostra azienda venga rilanciata", spiega: "Ci preoccupa la vendita ‘spezzatino’ perché causerebbe una dispersione delle competenze. Qui siamo sempre al punto di partenza: con il nuovo prestito abbiamo come orizzonte il prossimo 31 maggio, ma dove stiamo andando? Chi tiene il timone?”.

Vito Piazza è uno dei delegati sindacali della Bosch di Bari. È orgoglioso della storia del suo stabilimento: negli anni novanta un team barese ha brevettato il “common rail”, un sistema di alimentazione che ha rivoluzionato il motore diesel. Oggi combattono contro i 600 esuberi decisi dalla casa madre tedesca. “I ragazzi in città hanno dato tanto a questa azienda. Ci batteremo fino alla fine affinché cambi idea. La crisi della Bosch, insieme a quella dell’Ilva a Taranto, e delle tante aziende dell’indotto rischia di deprimere un intero territorio”. Per Vito, il punto non è affrontare le singole vertenze, ma promuovere un tavolo permanente di tutto il settore automotive “perché i passaggi epocali non si affrontano con gli spot o le buone intenzioni, ma prendendo le decisioni necessarie per il bene comune”.

Rimanendo al Sud, Raffaele Romano, delegato della Whirlpool di Napoli, ci presenta l’altra faccia della desertificazione industriale: “La fabbrica – osserva – si trova nella zona est della città, nel degrado sociale di quartieri come San Giovanni, Barra, Ponticelli. Se chiuderà, si cederanno nuove braccia alla camorra. Va fatto uno sforzo in nome della legalità, perché fuori non c’è più lavoro. Negli anni Ottanta erano le industrie a farla da padrone. Oggi è rimasta solo la Whirlpool. Se anche questa viene meno, vuol dire regalare il territorio alle mafie”.